Milano 28 Febbraio – Amo la grandezza della solitudine e della malinconia nelle opere di Sironi. La sua Milano è una grande periferia, deserto di cemento e asfalto, campiture architettoniche imponenti e senza vita, luoghi abbandonati. Parlano di dolore, di desolazone, di emarginazione. Nulla che ricordi i fiori, le piante, i colori della gioia. L’uomo non sembra abitare in queste periferie. Vivono i sentimenti, l’alienazione, una tragica malinconia. La pietra, la durezza del granito, la strada deserta a ricordarci la durezza della vita, l’incomunicabilità, perchè l’uomo è solo nel teatro del mondo. Eppure i suoi paesaggi urbani vivono di un’energia straordinaria, di una rara potenza espressiva, di una grandiosità che va oltre la vita. Hanno la poesia dell’eternità, di quella forza che va al di là dell’uomo e del quotidiano.
Sironi e la sua unicità. Sironi e il suo messaggio di volontà che suggerisce di superare le difficoltà. Sironi uomo e la sua introspezione costante, venata di malinconia.
Le periferie di oggi popolose e popolate non smentiscono la solitudine dell’uomo e confermano la fatica del vivere quotidiano.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano