Torna la vita nelle piccole stazioni di periferia. Ospitano le tante sezioni locali dell’Associazione nazionale alpini disseminate nelle valli della Lombardia, i gruppi di speleologia, la protezione civile o la pro loco. A Cocquio, centro del varesotto, negli uffici dell’ex stazione si è insediata l’omonima e gloriosa associazione di pattinaggio artistico su rotelle; a Cislago, il gruppo del Volley le cui atlete si sono laureate campionesse Under18 al regionali dello scorso anno. Smantellate una dopo l’altra a partire dagli anni Novanta con l’introduzione delle biglietterie automatiche, le stazioncine rischiavano di diventare calamite di degrado. Si calcoli che la rete ferroviaria lombarda si snoda lungo 2.200 chilometri e vi si trovano disseminate capillarmente oltre 400 stazioni. Poi la svolta, che abbraccia la filosofia della rigenerazione urbana. Percorso iniziato nel 2012 che Andrea Gibelli, architetto e presidente della holding regionale Ferrovie Nord Milano (Fnm) dal giugno 2015, conferma essere la strada maestra: «Queste piccole stazioni hanno degli indiscutibili punti di forza. Sono nate alla fine dell’Ottocento, si trovano nei centri urbani – spiega – e sono dunque luoghi facilmente accessibili. Metterle a disposizione delle amministrazioni locali e delle realtà presenti sul territorio che hanno bisogno di uno spazio aggregativo è la risposta giusta».
Presidi contro i vandali
L’ultima inaugurazione, il 21 giugno scorso, alla stazione di Bruzzano, affidata al Cam. L’edificio è stato trasformato in un appartamento dove hanno trovato ospitalità 3 ragazzi del progetto Una Casa per l’Autonomia: il percorso è sempre quello: Ferrovie Nord assegna in comodato gratuito i locali non più utilizzati per l’attività ferroviaria a chi svolge attività di volontariato e di pubblica utilità. Come contropartita ai nuovi «inquilini» è richiesta «la salvaguardia degli spazi», compresa la manutenzione ordinaria e, soprattutto, il presidio costante contro vandalismo e situazioni di degrado». Sono 73 ad oggi i contratti di comodato firmati con il bando «Stazioni in comune», per 10.412 metri quadrati concessi. Più in dettaglio, l’operazione riguarda ben 47 Comuni di cinque province della Regione. Oltre a Milano ci sono Monza e Brianza, Como, Varese e Brescia. A Castano Primo s’è insediata la protezione civile; a Rovato, in provincia di Brescia, la «Casa del sole», un’associazione che fornisce supporto ai malati oncologici e alle loro famiglie, che divide lo spazio con il circolo fotografico «Libera- Mente». A Cesano Maderno e a Ceriano Laghetto ecco il bookcrossing: gli studenti della Consulta provinciale di Monza e Brianza insieme all’ufficio scolastico hanno realizzato un presidio culturale dove raccolgono e smistano libri usati. «Vogliamo sempre più trasformare le stazioni in luoghi da vivere», spiega Gibelli. E anche le nuove stazioni nascono con questa filosofia. La stazione unificata «Cormano-Cusano Milanino» di Ferrovie Nord, per esempio, oltre ad uno spazio immenso – la velostazione – dedicato alle due ruote, ospita il progetto Ciclofficina sociale (laboratorio educativo di ciclo-meccanica e riparazione biciclette) dell’associazione La Movida Onlus. Un luogo che, quasi certamente, piacerebbe ad Enzo Mari, autore dell’introvabile «25 modi di piantare un chiodo», il padre severo del design italiano che predica l’uso delle mani per disintossicarsi dall’«oppio dei telefonin ». Riccardo Bosi, 42 anni, è uno dei fondatori de La Movida, l’associazione da cui tutto nasce nel 20o3, ed è l’attuale responsabile della ciclofficina: «Siamo partiti organizzando viaggi in bici, per poi occuparci del disagio psichico di persone adulte sempre con il cicloturismo. Di conseguenza è nata l’officina con l’idea (che funziona) di coniugare il lavoro riabilitativo nel sostegno alle persone con la pratica manuale». Sgrassare, pulire, smontare pezzi diventa terapia per alcuni e lavoro per altri.
Paola D’Amico (Corriere)
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