Milano 21 Febbraio – E’ là, nei giorni stabiliti, quando il mercato finisce, quando la fame impone un rimedio per sopravvivere, in solitaria ricerca di un ortaggio, di un frutto ancora recuperabile, di una crosta di formaggio buttata tra i rifiuti. E’ Maria (ma il nome è fittizio), un’anziana che non ha più sorrisi, con le cibatte e le calze di lana, perchè i piedi le fanno un gran male, una borsa di plastica, sempre la stessa, senza parole. E come lei un esercito di donne, nella maggioranza anziane, sopravvive cercando tra i rifiuti dei supermercati o dei mercati locali il cibo per sfamarsi. A Milano, non nel terzo mondo. Ed è una faccia di Milano che le istituzioni non vogliono conoscere, che rappresenta visivamente il fallimento delle politiche sociali di un’amministrazione. Mi chiedo: perchè anziché fare convegni, tavoli di parole vuote non si mandano gli assistenti sociali a verificare e a prendersi cura dei disperati, abbandonati a se stessi e alla propria miseria? Perchè l’accoglienza non vale anche per loro?
Ben diversa, infatti, è l’accoglienza per i profughi, perché, riferisce “Il Giornale, “A Milano una convenzione prevede un rimborso giornaliero base di 30 euro per ogni adulto e minore accompagnato che riguarda esclusivamente vitto e alloggio; 35 euro solo per chi viene ospitato all’ex Cie di via Corelli (143 posti) che essendo un posto decentrato, lontano dai mezzi pubblici, prevede anche il costo dei piccoli pullman da 20 persone per gli spostamenti. Che si traducono comunque in ben 900 euro al mese per ciascun profugo. E se pensiamo solo al fatto che a Milano finora sono passati ben 55mila immigrati di questo genere e i posti convenzionati con la prefettura nelle 13 struttura (compresa via Corelli), sono 550, ne viene fuori una cifra enorme anche quando i centri di accoglienza non sono pieni zeppi.
Capitolo a parte quello dei minori non accompagnati, cioè soli, che arrivano in Italia senza genitori. Per ciascuno dei quali lo stato sborsa ogni mese 2400 euro, senza contare i contributi messi a loro disposizione, denaro che li accompagna fino al compimento della maggiore età e dell’inserimento al lavoro.Tutto questo, naturalmente, se non si decide di aprire l’enorme, infinita parentesi dei costi di logistica sostenuti dallo stato italiano per un profugo dal momento in cui mette piede nel nostro paese fino a quando raggiunge la città in cui risiederà stabilmente come richiedente asilo.”
Qualcuno mi spieghi se questa è giustizia sociale.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano