La vecchiaia racconta la sua solitudine…portiamo gli anziani nelle scuole a raccontare la nostra storia

Le storie di Nene Milano

La solitudine ha morbide mani di seta, ma con forti dita afferra il cuore e lo fa soffrire. (Khalil Gibran)

Finestre socchiuse con pudore, lampi di fiori s’affacciano, quasi un sorriso, muri rugosi dal tempo, foglie incipriate dal sole, in un cortile di una vecchia casa popolare abbandonata a se stessa quasi fosse un maestoso ingombro inutile e dimenticato. Al di là delle finestre vite uguali spendono il tempo senza colori nella solitudine stanca di una vecchiaia senza ritorno. Sono dieci, cento, mille vecchi che abitano luoghi di silenzio, di triste rassegnazione, spesso indigenti, a volte disperati. E la solitudine della memoria ripete ricordi e rimpianti. E l’orizzonte è uno spazio vuoto, senza sogni. E vivere diventa faticoso, sterile. Diventa un comune denominatore in tutte le latitudini, paradigma di quel disagio ossessivo che può diventare depressione.

E le confessioni hanno un sapore amaro, sono la testimonianza dell’abbandono “Ho capito di essere veramente sola guardando i danni del tempo sulla mia sedia ed è come se in casa ci fosse una sola sedia usata, perché le altre sono ancora quasi nuove”  Lena parla in milanese, con un velo d’ironia. “Vado a fare le punture gratuitamente per fare una chiacchiera, ma fare le scale è una tragedia”. Franco, dopo la morte della compagna “Le avevo regalato due pappagallini inseparabili, due anni fa, perché le tenessero compagnia, perché la casa avesse una voce, quando mi assentavo. Due pappagallini che ricordassero l’amore. Giulietta e Romeo li abbiamo chiamati, quasi potessero ripetere la passione del nostro legame. E oggi li guardo così uniti, così innamorati, così paradossalmente simili a noi…” E Carla sa fare bolle di sapone magiche, con i colori di un arcobaleno immaginato per divertire i bambini, là su una panchina, al tramonto. Luisa ha pianto per la morte di quel glicine che si arrampicava e sembrava potesse sfidare il cielo: era il colore del tempo, il passaggio delle stagioni, un sorriso sereno quando dalla finestra salutava gli amici in cortile e cantava un suo desiderio –maledetta sedia a rotelle –“Sola me ne vò per la città…”

I servizi per le persone anziane sono gestiti direttamente dal Comune e da convenzioni con il privato-sociale.

Il Portiere/custode sociale ad esempio è un servizio nato da richieste di cittadini anziani residenti in insediamenti di edilizia popolare, nelle periferie milanesi che denunciavano situazioni di grave disagio prodotte da comportamenti disturbanti e violenti, da grande e piccola criminalità. Il portiere, opportunamente formato, è stanziale e monitora le situazioni degli inquilini tramite controllo attivo, ascolto, compagnia, commissioni. Il custode è mobile e facilita l’utilizzo di tutti i servizi del territorio tramite accompagnamenti e disbrigo pratiche. Istituito dal Sindaco Albertini,  oggi è appaltato a cooperative che assumono molti stranieri, con grave danno per la comunicazione e l’ascolto che sono essenziali per combattere la solitudine

Pisapia e l’attuale giunta hanno dato il via ad una spirale negativa per cui il contenimento della spesa per anziani con gravi fragilità ha determinato nella richiesta di servizi semi-residenziali e residenziali liste di attesa sia nell’ambito del servizio ordinario che in quello di emergenza. Gli obiettivi ignorati da raggiungere sono: potenziamento dell’assistenza domiciliare agli anziani con adeguate ore di assistenza giornaliere e formazione costante degli operatori e delle badanti. Il permanere dell’anziano nella propria casa garantisce qualità della vita e risparmio alla Pubblica Amministrazione.

Eppure l’anziano è la memoria delle nostre tradizioni, delle nostre conquiste, della nostra storia. Una storia del quotidiano, di coraggio, di fatica, di rinascita. Ridiamo centralità alla sua esperienza, portiamolo nelle scuole e racconterà ai nostri figli i valori dimenticati, la bellezza della vita, della condivisione, della solidarietà. In uno scambio che diventa educazione, cultura, lotta alla solitudine.

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