Cerchiamo di essere pratici, in questo momento il dibattito politico si sta polarizzando sul nulla. Dalle multe alla Lega fino ai vaccini, il dibattito è di consistenza condominiale. C’è, per fortuna, però un angolo in cui ancora si discute di principi fondanti di una società. Ed è l’uso dei taser da parte della polizia. Qui, passato e futuro della politica si mescolano in un clima quasi surreale.
Da una parte c’è chi, al posto di sparare con una pistola, preferisce incapacitare il delinquente. E dall’altra c’è chi, temendo che il manganello (che già odiava prima) sarà sostituito da qualcosa di più letale, si oppone. Ma è solo il primo strato del problema. Ce n’è uno più profondo, ed ha a che fare con la definizione di comunità nella quale viviamo. Come ci dimostra la lotta, quasi titanica con l’hashtag #ForzaTaser, condotta da Rete Liberale, movimento autenticamente conservatore che si batte per non lasciare al solo populismo il tema della protezione della sicurezza e della libertà.
Da una parte c’è lo Stato, liberalmente inteso. Ovvero come semplice controllo notturno di vicinato. È una definizione antica, data dagli avversari della libertà, che però illustra perfettamente cosa vogliano i liberali: un guardiano che sta fuori dalla vita dell’individuo (notte, fuori di casa) lasciando tutto il resto (il giorno, l’interno della casa).
Però, per giustificare anche la piccola parte di attività, quella di sicurezza, deve essere efficiente nel farlo. Efficiente significa usare la giusta forza per rendere sicuri gli abitanti in casa e gli innocenti in strada. Il Taser è esattamente questo, una via di mezzo tra le mani nude ed un’arma letale. È rischioso? Molto meno di quello che la propaganda rossa vorrebbe farci credere. Ma lo è, e deve esserlo. Altrimenti sarebbe inutile.
Poi c’è un’altra versione dello stato. Multiforme, chimerica. Il cui raccordo è il fatto che QUESTO stato non debba girare armato. Fondamentalmente perché ne vorrebbe uno a propria immagine e somiglianza. I marxisti voglio da sempre disarmare la polizia per sostituirsi ad essa nel monopolio della violenza. E, ieri come oggi come domani, per riuscirci mandano avanti le anime pure, perennemente lacrimanti, che pensano sempre agli ultimi.
Categoria di umanità con cui hanno pochissimo a che spartire, quindi di cui si possono preoccupare moltissimo. Il taser è razzista, urlano. Lo vogliono usare contro gli immigrati, urlano. Ma il problema è che il loro modello di Stato, madre, meretrice e talvolta matrigna si fa remore ad usare il taser solo quando loro sono minoranza. Diventati maggioranza, la libertà diventa una cosa da vicoli notturni, perché la tua casa, il tuo giorno e la tua vita stessa sono roba dello Stato.
In sostanza, chi vuole uno stato disarmato e senza taser sogna di essere l’unico pistolero in città, non che non ve ne siano più al mondo. Ed opporsi a questa gente non è solo giusto, è doveroso.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,