“Tria deve trovare le risorse, per questo lo paghiamo”. Ve lo ricordate il Robin Hood di Walt Disney? Il Principe Giovanni vuol soldi e li vuole subito. Così manda lo Sceriffo di Nottingham a raccogliere il denaro. A costa di derubare le vedove ed opprimere gli orfani. Vorrei dire che è una metafora adeguata, ma va riconosciuto il coraggio civile, laddove si manifesta: Tria non si piega. Non imporrà alle nuove generazioni debito inutile e non vesserà i poveri con l’unica tassa che nessuno può evitare, cioè l’IVA. E questo sta facendo, letteralmente, impazzire i Pentastellati.
I margini non stretti. Sono ridicoli. Servono dodici miliardi per l’IVA, per non vedere un aumento generalizzato. I fondi per il Reddito di Cittadinanza, anche dimezzato, valgono una decina di miliardi malcontati. La riforma dei centri per l’impiego, qualsiasi cosa voglia dire, ne vale da sola fra i tre ed i quattro. Se anche prevedessimo di rinunciare alla parola data e portassimo il deficit al 3%, ne avremmo meno di venti a disposizione. Ed in mezzo qualcosa alla Lega, rimasta senza barconi con cui eccitare le folle assetate di sangue, va pur dato. Quindi siamo di fronte al problema dei problemi: dove troveranno i soldi? Va detto che il partito di Salvini è stato realistico, per una volta: ci vuole un condono.
Solo che la parola Condono ha fatto vedere rosso alla base dei Grillini. Dopo anni passati a prendersela con tutto e tutti perché si facevano sconti sui soldi da restituire, improvvisamente loro diventano gli sponsor del provvedimento? Maddai, su. Eppure una decina di miliardi in più sistemerebbero tutto. Se “tutto” fosse un insieme di problemi pratici. Ma non lo è. Non lo è mai stato. Questo è l’Autunno delle Verità, cui seguirà inevitabilmente l’Inverno dello Scontento. Si erano promessi miracoli, ma non si è mai visto alcun miracolo che non infrangesse le leggi della fisica. Quel che Di Maio sta affrontando, invece, è il muro della legge di gravità. Ed ora deve scegliere se saltare. Fidando nel fatto che dopo volerà.
Solo che non ci crede più nemmeno lui, al fatto che decollerà. Non è questione di soldi. È questione di fede. I Cinquestelle non ci credono più. Al fatto di poter cambiare tutto. Di poter salvare questo paese. Adesso è questione di virgole, numeri e limiti Europei. Benvenuti, cari ragazzi. Questo è il mondo reale. E nel mondo reale a 34 anni non dovresti neppure trovarti là, Giggino. Adesso però è l’ora delle scelte, distruggerai il tuo sogno o il tuo paese? Nel primo caso, passerà il condono. Nel secondo caso una marea di tasse.
Perché non può finire diversamente: o la borsa o la vita (del movimento). Anche se, va detto, non siamo a quel punto. In questo momento i battipista Pentastellati sono con il grugno nel fango a cercar ghiande. Tagliano qualche centinaio di deputati, due spese inutili. Ma a breve, vedrete, vorranno il sangue. Il nostro, per essere precisi.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,