Milano 20 Gennaio – Il film ” La teoria del tutto ” è amore. Per il partner, per la scienza, per la vita. Ma dimentica la retorica per esaltare l’umanità dei protagonisti, declinando in mille sfumature le potenzialità di un amore totalizzante, sia quello tra coniugi, sia quello per le conquiste scientifiche. Nelle difficoltà, nella malattia, nel dolore. Con tono leggero, narrando con puntualità e realismo una storia che è eroica nel quotidiano e straordinaria per le conquiste scientifiche. Tratto dal libro di memorie di Jane Hawking, moglie per trent’anni dell’astrofisico Stephen Hawking, il film ha il fascino della verità, del rispetto ed è condotto da un regista, James Marsh, che snoda la narrazione cinematografica senza indugiare nel facile pietismo, senza compiacimenti, volendo restituire allo spettatore una realtà che già di per sè è eccezionale. Stephen e Jane si incontrano giovanissimi, all’università di Cambridge: Jane amante della letteratura, Stephen promettente genio della fisica, Jane cattolica, Stephen agnostico alla ricerca di una formula che, sola, contenga la spiegazione di tutte le forze fisiche dell’universo. Ma a Stephen viene diagnosticata una terribile malattia degenerativa con progressiva paralisi e un’aspettativa di vita di due anni. E il cuore di Jane diventa protagonista nell’evoluzione devastante di un corpo, quello di Stephen, che mantiene viva e produttiva la genialità di una mente senza limiti. E il cuore di Jane è l’eroismo e la dedizione senza limiti di una moglie che affronta difficoltà e dolore, regalando alla vita tre figli, nella conquista ogni giorno di una speranza nuova per sconfiggere le previsioni di morte. Il cuore vince, Stephen vive, al di là di ogni aspettativa, al di là dei limiti posti dalla scienza. Il film non descrive nel merito le scoperte scientifiche di Hawking, perché premia il legame tra i due protagonisti, quasi un inno all’amore coniugale.
Ma il film s’illumina, soprattutto, per l’eccezionale interpretazione di Eddie Redmayne, straordinariamente efficace nel delineare il progressivo decadimento fisico del protagonista, disegnato con sensibilità e realismo. Una grande prova d’attore. Memorabile. Felicity Jones è Jane: riesce a tratteggiare il suo personaggio con delicatezza e forza, illuminando le scene di silenziosa poesia. I dialoghi efficaci, venati da un sottile umorismo.
Forse è proprio l’amore l’elemento unificante dell’universo.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano