(In ordine nella foto da sinistra a destra: Olivetti Valentine; Olivetti Lettera 32; Olivetti Lettera 22)
A 110 anni dalla fondazione, l’Olivetti è esempio di azienda che non si è fatta solo promotore o mecenate di iniziative culturali, ma che ha prodotto cultura dall’interno attraverso figure che hanno ricoperto posizioni strategiche all’interno della società.
Grazie al confronto e alla collaborazione con due olivettiani, Mauro Broggi – che ha lavorato a lungo all’immagine – e Pier Paride Vidari – consulente Olivetti per circa venti anni, la Kasa propone frammenti della cultura tout court, e aspetti che resero la Olivetti famosa nel mondo, nel campo del design, dell’architettura e dell’editoria.
Attraverso diversi fondi del padrone di Kasa, Andrea Kerbaker, la mostra Olivetti. La cultura scritta a macchina vuole raccontare l’attrazione che esercita quella eccezionale stagione e impresa che fu l’Olivetti, avanguardistica dal punto di vista tecnologico e unicum mai eguagliato in Italia nella prassi aziendale.
Al 6° piano della Kasa dei Libri viene raccontata la Olivetti di Adriano – che credeva e professava un’economia che potesse essere mezzo di elevazione culturale per tutti – e quella degli anni ’80 e ’90, attraverso due figure come Giorgio Soavi e Renzo Zorzi.
Il primo inventò le agende e i libri strenna: una straordinaria collezione di opere d’arte, realizzate su commissione da artisti come Daniele Luzzati che nel 1988 illustrò alcune fiabe dei fratelli Grimm, Jean Michael Folon con i suoi acquerelli per le Metamorfosi di Kafka nel ’73 e nel ’79 per le Cronache Marziane di Ray Bradbury, o ancora Enrico Baj per Il deserto dei Tartari di Buzzati e Roland Topor per il Pinocchio di Collodi, per citare solo alcuni in mostra.
Renzo Zorzi seppe farsi interprete dello stile e dell’immagine aziendale, dirigendo le Edizioni di Comunità e dal ’65 diventando responsabile dell’immagine della società.
Alla Kasa dei Libri, attraverso i cataloghi, le edizioni e i libri che furono prodotti, si vuole raccontare come l’Olivetti diventò ambasciatrice della cultura italiana nel mondo a cominciare dagli affreschi staccati dalle chiese fiorentine dopo l’alluvione del 1966 che fecero il giro del mondo, in una grande mostra itinerante. Seguirono altre esposizioni internazionali – I cavalli di San Marco, Vetri dei Cesari, il Crocifisso di Cimabue, Il tesoro di San Marco – mentre anche a Ivrea, il Centro culturale Olivetti organizzava mostre di pittura moderna e contemporanea.
Ma Olivetti è stata soprattutto prodotti: le mitiche Lettera 22, 32 e la Valentina, nomi diffusi nel mondo dove la tecnologia allora parlava italiano. E c’erano le firme più illustri del tempo, da Sottsass a Bellini o De Lucchi.
Loro e tutti gli intellettuali che li hanno accompagnati in quell’impresa sono i protagonisti della mostra, che tra un’agenda di Mari, un catalogo di Rosai, una foto di Mario Carrieri e un racconto di Soavi e un saggio di Zorzi ci ricorda di quale produzione culturale sia stata capace l’industria di questo Paese.
Kasa dei Libri, L.go De Benedetti – fino al 23 novembre –
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.