Dopo averne annullato l’assoluzione, la corte d’Appello di Brescia ha condannato a 3 anni di carcere Roberto Piazza, uno dei vigilantes che prestava servizio al Palazzo di Giustizia di Milano il 15 aprile 2015. Quel giorno, ricordato come quello della “strage del Tribunale”, l’immobiliarista Claudio Giardiello uccise tre persone a colpi di pistola. Il vigilante, in primo grado era stato assolto con formula piena, ora invece dovrà anche versare alle parti civili una provvisionale da 1 milione e 70 mila euro, in attesa che un giudice civile stabilisca in un separato giudizio l’esatta entità del risarcimento.
Roberto Piazza quella mattina presidiava l’accesso di Via San Barnaba e aveva il compito di controllare, dal monitor collegato con il metal detector, il contenuto di borse, giacconi ecc. di chi entrava in Tribunale. Secondo la procura di Brescia non si sarebbe accorto della pistola che Giardiello teneva nel borsello. Per questo gli è stato contestato il reato di omicidio colposo alla luce della sua “grave e prolungata disattenzione” nei controlli.
L’accusa si basa soprattutto sulle dichiarazioni rese subito dopo la sparatoria dal Giardiello (condannato all’ergastolo con sentenza definitiva) che affermò di aver portato l’arma in tribunale proprio quella mattina, riuscendo a ingannare Piazza, che avrebbe dovuto accorgersi del contenuto del suo borsello. Lo stesso Giardiello però, con un clamoroso dietrofront, ritrattò quella versione: “Finora ho sempre mentito. La pistola l’avevo introdotta e nascosta nel Palazzo di Giustizia tre mesi prima della strage”. Questa confessione tuttavia non ha trovato riscontri investigativi e i giudici della Corte d’Appello di Brescia non l’hanno presa in considerazione.
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