Il 2 Luglio viene approvato il decreto dignità. Una idiozia colossale, pensata da uno che non ha mai lavorato, applicata da un ex frequentatore del Leonkavallo e subita da una nazione che, poco, magari, ma si muoveva. Questo non è l’articolo di un militante, ma di una Partitia Iva. Io li vedevo i miei clienti che assumevano. A tempo determinato. Perché con i chiari di luna attuali… ma comunque i più grandi di loro, assieme, avevano messo assieme qualche centinaio di assunzioni. Era Giugno. Erano ottimisti.
Poi è arrivato Luglio. Qualcosa è cambiato. Il cambiamento si sente sempre per primo dalle parti delle risorse umane. Visi tirati. Pranzi in disparte. Ci sono i rinnovi a fine Settembre. Torni ad Ottobre e non li vedi più. Padri e madri di famiglia. Lui stava organizzando il matrimonio, per far felice la figlia di tre anni. Lei era l’unica madre della sua classe che lavorasse. Sotto sotto ne era orgogliosa. Ora non più. È a casa anche lei.
No, non gli hanno dato un posto a tempo indeterminato. E come non l’hanno dato a loro, non lo hanno ricevuto altre decina di migliaia di persone. Si calcola che il totale sia di 40 mila il primo mese, che potrebbe arrivare a 77 mila in totale. La disoccupazione sale al 10,1%, tre volte quella Usa. Calano anche gli occupati. È importante capirlo: i disoccupati sono quelli che cercano lavoro, ma non lo trovano. Possono, quindi, salire anche perché molti pensano di poter avere finalmente il posto e quindi, da inoccupati (senza lavoro che non lo cercano) iniziano a guardarsi intorno. Oggi no.
Oggi è diverso. Non c’è proprio nulla. Con l’impossibilità dei rinnovi, o il loro costo aumentato, con una recessione all’orizzonte, gli imprenditori si preparano lasciando a casa la gente. Bravo Luigi, bravo. Magari questa gente poteva portare a casa altri sei mesi di stipendio. Invece le linee produttive si fermano. Si porta il fieno in cascina. E ci si prepara al lungo inverno. E la crescita si arresta per la prima volta in un quadriennio. Tutto con un singolo, idiota, decreto.
Ora sta arrivando la finanziaria. Per fortuna svuotata dai decreti più pericolosi, come la quota 100 per la Fornero o il reddito di cittadinanza. Ma non dobbiamo farci illusioni, ua volta persa la fiducia nella classe dirigente, gli imprenditori ci mettono decisamente un sacco per tornare a rischiare. E bene fanno. Investire su Di Maio è un rischio inutile.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,