Sala “La paura è reale. Ci sarà una via di mezzo tra Salvini e l’accoglienza senza controllo della sinistra”

Milano

Sala parla e parla ancora per chiedere l’intervento a Salvini nel boschetto di Rogoredo, quale soluzione dei problemi di spaccio, e per criticare una sinistra inefficace, incapace di governare i flussi migratori al grido “siamo tutti fratelli”. Rilascia una lunga intervista al Fatto Quotidiano commentando pragmaticamente vizi ideologici, assenze colpevoli, parole al vento di una sinistra inconcludente sull’immigrazione. Rileva lo sbando del partito dopo la sconfitta, le incongruenze di un certo immobilismo, dice “Il mio modello per chi arriva per motivi economici si fonda sui fabbisogni reali dei lavori. C’è ancora tanto lavoro nel nostro Paese. Ma certi mestieri i nostri figli non vogliono farli. A Milano il 19% dei residenti è di origine straniera. Senza gli immigrati la città si ferma. Il 30-40 percento dei bar sono gestiti dai cinesi, la metà delle pizzerie dagli egiziani, per non parlare delle badanti. In Lombardia gli imprenditori extracomunitari sono 114 mila. Bisogna, lo dico da manager, connettere domanda e offerta. Non possiamo per anni solo parcheggiare chi arriva e spendere soldi, e basta.” Anche sulla costruzione ad arte del fascismo strisciante esclude che l’antifascismo sia una bandiera “Il potere va diviso. Il Pd non può ripartire da persone della mia età. In confronto a M5S e Lega, noi non siamo giovani e abbiamo facce usurate. Nando Pagnoncelli mi ha detto: `Pensa alle ultime foto della campagna elettorale: Salvini era in piazza Duomo col rosario in mano; i grillini con i loro ministri, per dare l’idea di essere pronti a governare; la foto del Pd era la manifestazione antifascista a Macerata’. Lo dico da antifascista: è un errore usare l’antifascismo come simbolo della nostra esistenza politica”

Forse la lucidità a parole di Sala è un antipasto per smarcarsi dal PD in prospettiva, quando il tempo sarà maturo per una candidatura? Ma oggi che cosa si propone di fare?

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