Ho rubato un pezzo di eternità perché il tempo perdesse valore. E ho chiesto di rimanere quella strana bambina e poi ragazza che fermava la luna quando era piena di sogni. Ma quel cammino ha inciampato più volte nell’andare e venire e poi ancora andare e venire con l’ossessione di arrivare chissà dove. Un viaggio estenuante per ricordare un albero, una strada, una casa che mi tenessero compagnia, dopo. E’ ricordare la mia identità, nella conquista di una città dispersiva, ma dove riconoscevi ogni giorno i riferimenti, i visi, le voci, la frenesia, i sorrisi. Nella palude del degrado, sono un numero sconosciuto, faccio parte di un via vai che sarà anche multietnico, ma non mi restituisce il mio orizzonte, le cose che ho amato. E mi sento piatta di desideri e di volontà tra le sterpaglie di un giardino senza senso, senza un perché. Ho conosciuto il lavoro, quello duro, un uomo per poco tempo e poi questo guardare morire i sogni, le stagioni, il mio piccolo quartiere senza pretese. Inciampo ancora nelle buche, nei dislivelli improvvisi, amo ancora i pochi sorrisi che conosco, ma questa non è la città in cui cantavo, la sera, le mie fantasie.
(confessioni di Lalla)
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano