Quel killer che non lascia scampo, che non legge i pensieri di solitudine e di abbandono, che paralizza la vita. E’ morto un clochard: inutilmente l’hanno assistito e portato al Sacco. Il tempo era compiuto e il freddo aveva colpito senza riflettere troppo. A Milano in 4 giorni sono morti due clochard che non interessavano a nessuno, che non avevano più parole per sentire il calore umano, che una vita difficile aveva predestinato. Nel 2018 è incomprensibile morire così e i palliativi del piano freddo predisposti dall’amministrazione evidentemente non sono sufficienti o divulgati malamente. Era un ucraino di 67 anni, soccorso in via Grassi, trasportato all’ospedale già gravissimo. Parlano di clochard irriducibili che preferiscono la strada quasi fosse un’avventura, ma quel freddo che taglia la volontà dovrebbe rendere accettabili i pasti caldi e docce nei centri diurni aperti e un letto previsto per loro nel territorio. Ma l’abbandono è troppo abituale, il rapporto sociale è diventato un miraggio, il pane una conquista. Anche l’emarginazione aiuta quel freddo mortale.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano