Anticorruzione, Gelmini: dal Governo un manifesto al populismo penale e al giustizialismo manettaro.

Attualità

Dopo aver “abolito” per decreto la povertà, l’ineffabile compagine di governo (guidata dalla Di Maio-Grillo-Casaleggio srl) ha deciso di “abolire” anche la corruzione. Un altro mirabile caso di dilettantismo al governo, questa volta in campo penale.
Il risultato del “decreto ingiustizia”, votato dalla maggioranza, è il manifesto compiuto della violazione delle garanzie dello Stato di diritto, perfettamente in linea con il prossimo obiettivo grillino, ovvero quello di abolire anche la libertà di stampa. A nulla sono valsi i preoccupati pareri di illustri esponenti del mondo del diritto, tra cui Cristina Ornano, Edmondo Bruti Liberati, Raffaele Cantone e Francesco Greco. Gli effetti saranno devastanti perché questa riforma – l’apologia dei manettari – sarà demolita, pezzo a pezzo, dalle pronunce di illegittimità della Corte Costituzionale.
Sull’altare di un contratto-baratto, dove una giustizia giusta e una seria lotta alla povertà attraverso investimenti sono dimenticati e cancellati con un vergognoso tratto di penna, si sta costruendo un sistema autoritario lontano mille miglia dalla cultura liberale che ha difeso questo Paese e che ne è sempre stato il cuore pulsante.
Basta dare uno sguardo alla legge per capire che il diritto penale non può vivere nell’emergenza, perché un reato amministrativo non può essere trattato come un attentato dell’Isis. Poi c’è l’agente provocatore, una scelta che inverte completamente il mezzo con il fine, nel tentativo di moltiplicare i reati per poterli reprimere. La verità è che, con questa legge, il vero provocatore è diventato il Governo.

Alla Camera, votando contro questo disegno di legge, abbiamo rivendicato con fermezza la nostra identità liberale. Lontano dalla propaganda più becera a cui questo governo vuole abituare il Paese, siamo e saremo garantisti, a difesa dello Stato di Diritto e della libertà dei cittadini.

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