Anche De Andrè provò a riproporre lo schema della Coena nella canzone Al ballo mascherato della celebrità (Storia di un impiegato). Il suo impiegato terrorista post ’68, incontra e fa esplodere al ballo Cristo, Nobel, Maria, Edipo, Dante, Paolo e Francesca, Nelson, i genitori, la statua della Pietà e Grimilde di Manhattan, statua della libertà. In tempi moderni nessuno però è ieratico e ciascuno ripensa a cosa ha sbagliato. Nelson vorrebbe strapparsi la maschera del vincitore, Edipo rifugge da Madre Maria, Dante è solo un guardone e Cristo uno sconfitto.
L’eccezione medievale della coena infatti è l’ordinaria contemporaneità, i normali giorni di nevrosi che viviamo. Oggi, mixati in mille credenze, teorie, ideologie, spurie e mescolatesi nel tempo, viviamo solo nel dileggio sistematico, nell’incredulità, nel dubbio, nell’irrisione, nel buffo. Quanto è beffato nella coena, è il successo di oggi. Potersi far ricordare come marionetta immobile, fissa in una staticità sfavillante di topos, modello ed esempio esasperato per tutti è il sogno di tutti perché garantisce il ricordo immortale nel magma di lava che attraversa e colma, inghiottendola, ogni cosa. Anche un titolo infamante può andar bene se regala immortalità.
La maschera di ruolo, prima scoperta come centro delle società complesse, poi giudicata risultato della repressione politica ed educativa è divenuta l’aspirazione tra tante maschere senza volto trascinate dai miliardi di comunicazioni. Si pensi al primato del presidente clown Usa, alla primadonna gonfiabile che vince la gara del botulino, all’uomo pezzo di merda per antonomasia, al giornalista ghigliottinatore, alla massima acclamazione ed alla massima condanna per le stesse torture impartite dai topoi dell’ex spia che venne dal freddo e del sultano, alla donna che meglio usa il ricatto sessista, a quella che più mostra la vulva per non farla usare o al contrario per farne un’icona, alla mossa del lato b reiterata all’infinito.
La coena si situava in un contesto credenze e ricordi comuni. Oggi anche i racconti, presenti a miliardi non sono comuni, non sono condivisi, anzi devono essere censurati ed emendati in svariati modi; ne risulta un a eco di cose note, non del tutto ignorate ma appena orecchiate. Non basta un cenno, un nome, una nota per scatenare il ricordo dell’intera storia. Non c’è tempo o voglia di ascoltarla e capirla per intero. Tutta la pubblicità a esempio prova, come nella coena, a vincolare e personalizzare vivande e bevande, a ribadire di ogni personaggio, in una vera costrizione posturale, il comportamento obbligato così che il consumo di un brand mentre siede, mangia, si traveste, beve sia il suo percorso esistenziale. Le poche volte che riesce si ottiene l’icona, il modello, l’associazione di idee cui vincolare un pubblico di miliardi di persone. Il riso e la beffa non umanizzano più i santi ma semmai santificano idee e uomini che altrimenti sarebbero travolti dallo scherno rivolto alle tantissime cose razionali, funzionanti, scientifiche che ormai sono, in fondo proprio perché abbondanti, banali, scontate, inutili, ignorate, addirittura pericolose. Il premio Nobel per la lotta contro il cancro è una cosa da non augurare a nessuno.
Affatto bizzarra, carnascialesca e lugubre, dissacrata nel sacro, mix di festa e dramma, la cena scorre come la vita odierna, senza saper e voler esorcizzare nulla, puntando solo alla forma dell’arte della meraviglia. L’Anonimo autore della Coena Cypriani conosceva bene la storia sacra, di cui seguiva le regole senza crederci. Oggi senza credere in nulla, senza storia sacra, per qualche minuto ci invaghiamo di un Papa che augura buona digestione e che toglie l’indurre in tentazione, secolare vocalizzo dei credenti. Anche i superoi, i mutanti, i diversi sono divenuti clichè anonimo. Questo non basterà a farne un’icona. In testa ci sono sempre i soliti Hitler, tallonato dal bambino asiatico che deve dimostrare ancora di essere buffo sul serio. E nessuno arriva allo Zingaro, culmine delle brutture maledette e desiderate dai benpensanti e delle visioni biodiverse dei politicamente corretti. E’ dura farsi largo nella Coena Cypriani globale.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.