Lo slogan riempie la piazza, urlato, metodicamente gridato quasi fosse l’aspirazione della vita, assoluta. “Mai piì lager” è la bandiera vomitata con enfasi ieri in piazza Piola e lungo il tragitto fino a via Corelli non solo dai giovani dei centri sociali e la rete di ‘Mai piu’ lager-No ma anche, con le loro bandiere, la Camera del Lavoro, Arci, Rifondazione Comunista, Cgil, Fiom, Pci, e Cobas: la migliore gioventù che abita l’estrema sinistra che sa soprattutto protestare senza se e senza ma. E’ quasi noioso parlare ancora del solito corteo anti-Salvini che sputa odio e volgarità. Il fatto è che dopo l’alleanza con i migranti non importa se clandestini, ogni occasione vale una manifestazione. La verità è che davanti all’arbitrarietà delle occupazioni abusive, ai rave party senza permesso, agli slogan privi di una rispondenza reale, è Milano che è diventata un loro ostaggio e un immenso lager. Se poi si considera la penetrazione più o meno criminale dei clandestini nei parchi, nelle stazioni ecc. il milanese abita nel lager dell’insicurezza. Una città in cui dettano legge alcune migliaia di persone per protestare contro la decisione del ministero dell’Interno di chiudere il centro di accoglienza per richiedenti asilo di via Corelli. Secondo Matteo Salvini, la struttura deve invece trasformarsi in un centro per il rimpatrio di cui è urgente la destinazione. Ricorda il Giorno “Di fatto gli stranieri non in regola con il permesso di soggiorno venivano rinchiusi in stato di detenzione, identificati e, nel caso ce ne fossero i presupposti, espulsi dall’Italia. Le strutture poi vennero trasformate in Cie, centri di identificazione ed espulsione, ma le condizioni non cambiarono. Nel 2013 invece si è registrato un cambio di rotta con l’apertura del programma Sprar e politiche di accoglienza diffusa sul territorio”. Un’accoglienza che privilegia i clandestini. Ma il nuovo dl Sicurezza fa chiarezza nel nome del diritti: sarà trasformato in un centro per il rimpatrio, sempre nel nome di chi può o non può rimanere. Purtroppo i Centri Sociali e Majorino continueranno a blaterare.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano