Ci sono tanti modi per descriverlo, ma il tramonto del Partito democratico ormai è una certezza. Marco Minniti, che già aveva segnato una cesura imponendo politiche di destra a un partito teoricamente di sinistra, si è ritirato dalla corsa alla segreteria del partito: Renzi infatti non lo sostiene, sta già pensando a un suo partito personale che punterà a vampirizzare anche qualche pezzo di Forza Italia per riformare una Democrazia cristiana 2.0. Un comportamento spregiudicato, ma almeno ha un’idea chiara, quella che ha perso il Pd. Carlo Calenda ha descritto bene il destino tragicomico del fu Pc: “Emiliano non è più iscritto al PD ma è il candidato del PD in Puglia. Renzi è un senatore del PD ma si candiderà con un suo partito. Minniti è candidato alla segreteria indipendente da Renzi ma si ritira (forse) perché non ha l’appoggio di Renzi. Gentiloni non si candida a segretario ma a Presidente (che non prevede candidatura). Martina, vicesegretario di Renzi, si candida con Richetti, renziano della prima ora, in nome della discontinuità rispetto a Renzi. Zingaretti si candida per dialogare con gli elettori 5S ma non con i 5S. Potrebbe sembrare un gigantesco casino ma si tratta in realtà di un complicato gioco a premi destinato a sostituire le primarie. Chi riuscirà a sciogliere questo rebus sarà il prossimo segretario del partito democratico. Fatevi sotto”.
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