Ridateci gli Oh bej Oh Bej e la magia del tempo che ricorda il regalo, che prelude il Natale. Con la cantilena viscerale, intonata dei milanesi, per la festa di un Patrono popolare, amato, ricordato. Era il trionfo dei colori, del vociare, di un’infanzia alla scoperta delle palle decorative, dei presepi che ancora, allora, promettevano condivisione. L’imponenza della vicina Basilica custodiva le aspettative, con lo zucchero filato in mano, le caldarroste, il sapore di un’aggregazione tra sconosciuti che diventava enpatia e allegria. E quegli stracci improvvisati per le piccole cose di antiquariato che parlavano di un solaio di famiglia più che di un negozio. Era l’incontro di fiorai, rigattieri, arrotini e c’era chi rendeva nuovo un ombrello o una sedia spagliata: l’artigiano aveva il suo momento di notorietà. Questa “Stramilano” che dovrebbe cantare se stessa, la sua professionalità, la sua indiscussa creatività, oggi espone anche il folklore dell’abusivismo, il sapore di leccornie di paesi lontani, il solito mercato di via insomma. Piazza Castello dipinge così una fiera meneghina mostrando colori e voci multietnici, con grande soddisfazione di Sala e compagni. Purtroppo si canta una magia stonata.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano