Quando Serra ha scritto quest’Amaca, con tutta probabilità, manco sapeva della nostra, umile, esistenza. E probabilmente questo articolo non muterà questo stato di cose. Ci sta. Non pretendiamo di essere dei giganti del settore. Ma leggere parole come “C’è un non detto, nella ormai lunga polemica tra “giornaloni” e “grillini”, che meriterebbe invece una schietta franchezza. La dico da lettore, se mi è concesso: la qualità si paga, perché per fabbricarla occorrono lavoro e tempo. Il gratuito, con le debite eccezioni, è quasi sempre robaccia.” è indubbio ci chiami in causa. E siccome siamo piccoli, non vili, alle chiamate rispondiamo. Se ce lo perdonate, talvolta anche con una punta di orgoglio.
Milanopost è un giornale fatto da e di volontari. È stato così dall’inizio e così resterà anche in futuro, per quanto ci è possibile prevedere. Siamo una delle debite eccezioni alla sentenza di Serra? Non lo so, non mi interessa, siete voi a doverlo giudicare. Voi che ci scegliete. Voi che ci condividete. Voi che ogni giorno ci leggete. Non siete un esercito, ma ogni anno circa due milioni di letture le mettiamo insieme. Quindi qualcosa contiamo e possiamo sollevare alcune obiezioni al giudizio del lettore Michele Serra.
La più importante è che, a naso, quando ha lanciato questo giudizio non è che abbia cercato moltissimo. Anche perché, nel prosieguo dell’articolo, si scopre che il suo obiettivo è il Blog delle Stelle. Noi siamo, al massimo, vittime collaterali. Da liberali, in ogni caso, credo sia opportuno fargli notare un dettaglio, sul quale non credo si sia soffermato. Noi e Repubblica abbiamo in comune una cosa, cari lettori: a voi non costiamo un centesimo. Oggi che si discute di finanziamento all’editoria, non è un dettaglio secondario.
Pur non essendo Grillino, concordo con l’idea di abolirlo. Se l’informazione data da un determinato giornale è così vitale per il cittadino, non dubito che sarà più che disposto a pagarla. Altrimenti, se è così fondamentale per chi la dà (come nel nostro caso. Noi ci teniamo proprio a farvi sapere cosa pensiamo), siamo certi che il volontariato si estenderà a macchia d’olio.
Quello che è fondamentalmente sbagliato è pretendere che la qualità sia pagata da chi non la apprezzerà mai, perché non intende leggere il giornale in questione. Quindi, quando Serra passa a chiedere di non toccare il fondo all’editoria per salvare la qualità, ancora una volta, ci sentiamo chiamati in causa. No, caro Michele, i fondi pubblici a chi scrive non aumentano la qualità. La competizione la aumenta. Dirò di più: oltre ad aumentarla, la definisce anche. È di qualità il prodotto per cui la gente è disposta a pagare. O che gli inserzionisti cercano per comunicare, in virtù dei risultati in termini di lettori raggiunti.
Tutto questo, in sintesi, per dire che la premessa dell’Amaca è corretta. Serra, come lettore, ha tutto il diritto di non leggerci perché, essendo gratis, pensa che facciamo schifo. È un pregiudizio, ma da liberali siamo fortemente convinti che sia sua incoercibile facoltà pensarlo e di vivere in base ad esso. Quello che non dovrebbe essere possibile è che le mie tasse contribuiscano a pagare i redattori di miei concorrenti sulla base di un meccanismo che nel 2018 non ha più alcun senso. Giustificato dal fatto che, senza di esso, a Serra resterebbe molto poco da leggere. Questo non solo è ingiusto, ma danneggia sia noi che lui (Repubblica subisce una concorrenza ingiusta).
Cosa c’entri poi il Blog delle Stelle in tutto questo lo ignoro, ma leggendo (e scrivendo) un sacco di robaccia gratis non pretendo di poter entrare nella mente dell’Augusto. Un giorno forse verrò pagato per fare contenuti di qualità, ed allora capirò. Sempre sperando di non divenire mai come Serra. Non ne sarei degno.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,