Il pareggio per 1-1 di ieri sera al Bentegodi di Verona ci consegna un’Inter approssimativa, svuotata dell’entusiasmo, che sembra essere stato intaccato in maniera significativa dalla recente eliminazione in Champions.
La partita col Chievo ultimo in classifica avrebbe potuto andare peggio solo con una sconfitta, la percezione che resta però è più o meno la stessa, una partita durante la quale si è sprecato troppo e alla fine l’Inter ne esce beffata in pieno recupero.
Il gol subito riassume la deconcentrazione espressa ripetutamente durante la partita, con la difesa completamente fuori posizione e il centrocampo non pervenuto. Le troppe palle perse durante la gara testimoniano come l’Inter oggi abbia sì un’identità di squadra, ma manchi di quella determinazione necessaria per chiudere le partite, col risultato di doversi rammaricare per i punti di ritardo in classifica.
Oggi l’Inter è saldamente terza in classifica, con la Lazio prima inseguitrice a cinque punti, ma i numeri raccontano anche di sette punti in meno rispetto all’anno scorso, e il pericolo del tunnel buio infilato negli scorsi anni non può essere trascurato.
La squadra gioca in ossequio ai dettami del tecnico, con applicazione scolastica dei movimenti, ma priva di quella spinta agonistica e di quelle fiammate che fanno la differenza tra una squadra normale e una squadra forte. A tratti si vede anche un calcio apprezzabile, ma francamente in casa dell’ultima in classifica era quantomeno auspicabile.
Spalletti rilancia Nainggolan a centrocampo, ma il belga è ancora lontano dalla migliore condizione, e questo può solo parzialmente spiegare la mancanza di quegli strappi tanto acclamati da Spalletti. Assecondare l’inerzia delle partite senza provare ad indirizzarle resta oggi forse la colpa più evidente del tecnico nerazzurro, ormai sotto tiro da parte dei tifosi.
Quello che più infastidisce però, è l’impressione che la mediocrità espressa nelle ultime partite abbia sovrastato anche quello spirito di squadra intravisto in precedenza, come se i giocatori indossassero un uniforme professionale ma senza aggiungere nulla di personale alla causa.
Se prima l’inadeguatezza del tecnico era argomento d’attualità, ora viene data (troppo affrettatamente) come per certa, con l’arrivo di Marotta associato automaticamente a quello di Conte come prossimo allenatore, col risultato di creare ulteriore pressione all’ambiente.
Non va dimenticato che siamo soltanto a metà stagione, la società e il tecnico hanno ora l’obbligo di cambiare questa rotta, di sferzare la squadra spronandola al raggiungimento degli obiettivi stagionali ancora possibili.
La sera di Santo Stefano ci sarà il Napoli a San Siro, speriamo bene.
Buon Natale a tutti
Diego Stroppa
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