Un morto più altri quattro feriti per accoltellamento. È l’assurda realtà di Santo Stefano, una follia materializzatasi durante una partita di calcio, che induce amare riflessioni sul cortocircuito della condizione umana, trasfigurata nel suo significato e completamente svuotata del suo contenuto.
Il tifoso interista ucciso dopo essere stato investito a causa del panico generato dall’aggressione di ultras interisti a quelli napoletani, gli ululati razzisti allo stadio nei confronti dei giocatori di colore del Napoli, sono parte di un contesto molto più grande, fatto di odio e ignoranza allo stato puro, che spesso viene falsamente rigettato oppure minimizzato dagli stessi protagonisti del calcio, che liquidano in maniera semplicistica episodi del genere come fatti isolati ed estemporanei, senza rilevare la vera genesi di fatti tanto gravi e incresciosi come quello di ieri sera.
È la condizione perfetta per il compimento di azioni di bestie che si definiscono tifosi, per acconsentire tacitamente al mescolamento degli ultras con organizzazioni criminali e mafiose, per alimentare le masse con presidenti che parlano di malafede arbitrale, convincendo gli ultras che la propria squadra venga danneggiata, col risultato scontato di generare odio e violenza.
È un paese alla deriva, soggiogato da un sistema distorto e dominato dal denaro, un paese che attraverso il calcio sfoga le proprie frustrazioni, un paese che impugna la spada nel nome delle crociate del calcio, un paese che sconfina nella follia, come ieri sera.
I commissari di campo di Inter-Napoli avevano il dovere di sospendere la partita, un gesto che sarebbe servito da esempio per i tifosi e per l’intero sistema calcio. Invece sono rimasti gli ammonimenti verbali all’altoparlante, in ossequio alla cultura delle chiacchiere, da sempre sovrana nel nostro paese.
Ammesso che abbia ancora un senso parlarne, l’Inter ha vinto una partita importante in chiave Champions contro una diretta concorrente, riducendo la distanza dal Napoli a cinque punti.
C’è un campionato dietro la Juventus, ed è stata una partita combattuta ed equilibrata, giocata colpo su colpo da entrambe le formazioni, decisa in pieno recupero da un lampo di Lautaro Martinez, dopo che il Napoli in dieci uomini si è divorato una colossale occasione per vincere.
Handanovic prima (su Insigne) e Asamoah subito dopo a salvare sulla linea la conclusione a colpo sicuro di Zielinski, hanno tenuto a galla l’Inter, che nel ribaltamento di fronte ha colpito col “Toro” argentino, facendo esplodere San Siro e regalando i tre punti ai nerazzurri.
L’Inter non si è presentata alla partita nelle migliori condizioni, con la sospensione punitiva di Nainggolan, Spalletti sotto tiro da parte dei tifosi e con la pressione psicologica di un pareggio ottenuto con l’ultima in classifica nel turno precedente. Ma stavolta, fatti alla mano, la partita l’ha vinta con coraggio e grazie anche ai cambi effettuati dall’allenatore: cross di Keita, velo di Vecino e gol di Lautaro, esattamente i tre subentrati nel secondo tempo.
Per il resto, sempre bene i due centrali Skriniar e DeVrij, pilastri insuperabili anche per i funambolici attaccanti del Napoli. Joao Mario, confermato a centrocampo, ha disputato una gara di qualità, abile sia nel palleggio corto che nelle giocate in ampiezza. Icardi non ha segnato, ma è andato molto vicino a farlo nel primo tempo, quando verso lo scadere ha saltato Meret ma ha trovato Koulibaly sulla linea a respingere.
Perisic si è confermato in lenta ma costante crescita di condizione, mentre Politano, forse un po’ stanco, non ha trovato guizzi importanti, anche se resta probabilmente l’unico in grado di portare un po’ di imprevedibilità a una manovra un po’ troppo scolastica.
La squadra applica con impegno i dettami del tecnico e si muove con discreta compattezza tra le linee, ma l’ impressione è che manchi a volte un po’ di qualità nell’ultimo passaggio.
Infine i tifosi, quelli veri che vanno allo stadio per vedere calcio, quelli che riempiono San Siro sostenendo la squadra, quelli che sfidano il gelo e la nebbia, quelli che portano i bambini e credono ancora nei valori dello sport, compreso il rispetto per l’avversario. Sono loro il vero valore aggiunto di questa squadra, che veleggia a singhiozzo ma consolida il terzo posto, in linea con gli obiettivi prefissati.
Sabato a Empoli per chiudere l’anno degnamente,sperando di dover scrivere solamente di calcio.
Avanti Inter
Diego Stroppa
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