In questi giorni c’è una riscossa della fronda cinque stelle che minaccia di far cadere il governo. È stata tracciata la linea ultima di resistenza. E, strategicamente, non è nemmeno una brutta idea: si è scelta una battaglia facile da impegnare, un terreno fortificato, dove confluiscono miliardi di interessi. La Nugnes sbarrerà la strada all’autonomia del Nord. È una battaglia che chiunque ha vinto per trent’anni. Le piace vincere facile. Anche perché, qualsiasi sia la proposta alle Regioni (13, la maggioranza, evidentemente di mantenere il Sud non si è stancato solo il Veneto), un punto è dirimente. Mancano i soldi. Quindi è una battaglia comoda, ammantata di revanscismo sudista.
Allora fingiamo che sia una battaglia di civiltà, che sia davvero possibile l’autonomia in questo paese e che il no si basi su ragioni etiche. Perché trattenere il residuo fiscale è giusto? Partiamo dalla definizione: il residuo fiscale è la differenza tra quanto pagato e quanto ricevuto. E non è quello che mantiene i disoccupati del sud visto che, nella definizione più generosa, quella della CGIA di Mestre sono 100 miliardi, il 15% della spesa pubblica. Nella più conservativa sono 80 miliardi. Quindi non sono il pane tolto di bocca a nessuno. Se parliamo di diritti fondamentali.
Se parliamo di consumi, invece, Luca Ricolfi nel 2010 dimostra che laddove il residuo sia negativo i consumi aumentano più del PIL. Quindi, di sicuro, qualcuno ci mangia. Letteralmente. Inoltre, aggiungo io, sono i posti dove la spesa è meno produttiva. Non credo che la cosa stupisca nessuno, c’è bisogno di quei soldi perché si spende male, arriva il residuo fiscale, viene speso male e si chiedono altri soldi. È un circolo infinito che dura dall’unità d’Italia e non si vede come metterci altri soldi possa migliorare la situazione. Quindi non solo l’autonomia non fa un danno, ma costituisce probabilmente l’ultimo appello per salvare il Sud dal suo peggiore nemico. Se stesso.
Qualcuno potrebbe obiettare che tutto è questo è giusto, ma si devono salvaguardare i sacrosanti diritti di giovani, donne ed anziani delle regioni meridionali. È una preoccupazione sacrosanta. Mi sentirei di rassicurare chiunque: tutti i diritti vengono comunque garantiti. Quello che smetterà di essere pagato sono i consumi eccedenti il PIL prodotto. Ovvero: toneranno a spendere quello che producono. Quindi, ricapitolando, i diritti non verranno intaccati. I privilegi sì. Tutti. Quello che verrà reintegrato sarà il diritto del Nord a spendere i propri soldi. E magari, in omaggio alla logica stessa dell’Autonomia, a lasciarli a chi sa spenderli meglio di tutti. I privati che li hanno prodotti.
Forse sogno un po’ troppo, ma sarebbe bello un taglio di tasse nella misura del 15% dove si produce e del 15% dei sussidi dove questi impediscono di farlo. Ovviamente sappiamo tutti che la Nugnes vincerà, le condizioni che verranno poste al Nord saranno molte, ma includeranno di certo il fatto che il bilancio sia invariato. Quindi saremo perfettamente autonomi nel come decideremo di subire la rapina. La speranza è comunque l’ultima a morire, magari stavolta è la volta buona. Per il nord e per tutta la nazione.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,