Milano 26 gennaio – Torturava dei foglietti in mano, ma non era impacciato. Forse gestiva un’emozione improvvisa. Il competitor era sicuro, pronto: un duello che avrebbe dato ragione ad una nuova visione della politica, sovvertendo l’impressione che già tutto fosse deciso. Berlusconi e Occhetto si fronteggiavano senza esclusioni di colpi e sappiamo tutti come le idee di quel personaggio apparentemente e politicamente più fragile, abbia vinto. Ma del partito che era già un’invocazione nella denominazione, se ne parlava da tempo come fosse un gioco, un capriccio. Con quel sorriso divertito che, anche oggi è comune a molti, dopo il ritorno di un protagonista, con qualche acciacco dovuto all’età. E l’incipit del suo discorso ritorna al senso di responsabilità, allo spirito di servizio in un’Italia in pericolo . “L’Italia è il Paese che amo”. 25 anni fa mi rivolsi agli Italiani con queste parole per chiedere di unirsi a me per salvare l’Italia. E con queste parole mi rivolgo ancora oggi.
Torno in campo perché il nostro Paese lo merita, così come gli Italiani e i nostri figli. La prospettiva di un’Europa diversa e migliore è una scommessa che non possiamo perdere: sono pronto a dedicarle tutto il mio impegno. Per questo ve lo dico ancora, dopo 25 anni dalla prima volta” Oggi il pericolo è incarnato dal Movimento 5 Stelle, “una forza politica certamente moderna nell’uso dei nuovi strumenti di comunicazione, ma vecchissima nelle idee, nei contenuti, nelle proposte. Nei loro programmi e nei loro discorsi c’è il peggio del Novecento”. Per questo l’appello di 25 anni fa è oggi più che mai attuale. E, per questo, Berlusconi scende nuovamente in campo, questa volta “con qualche anno in più, con molta più esperienza e molte più relazioni internazionali torno in campo”.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano