Berlusconi non ha detto di sentirsi, lui e i seguaci di Forza Italia, come gli ebrei all’arrivo di Hitler, dopo l’avvento al potere dei grillini. Sarebbe stato infatti assurdo e spropositato accostare i nazisti ai 5stelle, così come lo è vedere nell’Europa, una Fuhrerland. Di più, non sarebbe stato neanche preciso storicamente perché da tempo, dal 2011, il climax del’odio, della rabbia e dell’astio contro Sua Emittenza è venuto progressivamente meno, nemmeno rialzato dal nuovo legittimismo che lo autorizza a ricandidarsi.
Certo, ancora oggi, in qualunque comitiva, in ufficio, al bar, al calcetto, in salotto non passa mezz’ora di conversazione su un argomento qualsiasi, dal tempo al calcio, ai prezzi, alla moda che non salti qualcuno o qualcuna a tirarlo in ballo, con evidente ribrezzo e disprezzo, accostandolo a qualcosa che ha fatto lui, oppure che ha voluto l’Unione di Bruxelles, oppure che ha deciso il mercato, oppure che ha legiferato un altro politico. Inutile cercare di smorzare la polemica, di ricordare proporzioni e tempi, la parola Berlusconi offusca le menti e richiama la bile ancora per molti, mentre mette a disagio i più che tacciono, aspettando il passaggio della buriana.
Il Vecchio di Arcore è in declino che dal suo punto di vista significa disporre ancora di più senatori dei leghisti che pure sono in gran spolvero. Non ha più il Milan stellare e deve accontentarsi del Monza. Le sue reti Tv resistono, sempre meglio della Rai, ma il loro destino, bene che vada, è una indipendenza limitata, sotto i feudatari delle Tv e dell’audiovisivo globale. Il suo declino è quello della politica e dell’economia domestiche che ormai sono sotto il perenne tsunami delle concatenazioni dell’economia globale che mette sempre davanti al fatto compiuto. Malgrado questo, alle elezioni europee ci sarà rispolverando qualche sorpresa.
Così Forza Italia, ancora viva e vegeta, seppur dimagrita e convalescente, è arrivata al 25° anno da quel 26 gennaio 1994 della discesa in campo. Sansonetti, con lampante lucidità, ha ricordato che in 25 anni Berlusconi ha demolito la sinistra, togliendole ragione di esistere; e che a sua volta la giustizia ha demolito lui, rendendo inutile la prima vittoria. Tutt’oggi vecchi, nuovi e novissimi rappresentanti della sinistra non ammettono questo fatto evidente proseguendo nella corsa al baratro. 25 anni fa, però, dimenticati rapidamente i collegamenti con l’Unione Sovietica, dovettero prendere gli Usa come stato guida e si trovarono come concorrente, uno che aveva tutti i crismi per dare loro delle lezioni, sul piano del self made man.
L’America non è veramente un paese liberale a vischiosità zero tra preferenze del consumatore ed oscillazione del prezzo. Berlusconi, capitalista da concessioni pubbliche, era mezzo liberale. La sinistra non lo era per niente, mollava pezzi di welfare seguendo le volontà degli Usa e dell’Europa sotto una maschera tutta storta; e dava le colpe, non solo verbali, di tutto ciò al nemico. Baloccandosi con il governo del mondo e riducendo la lotta di classe ad una questione di legalità, quello che era stato il Pci, anno dopo anno, convulsione dopo convulsione, ha ingoiato tutto il pacchetto proposto dal, di nuovo, Cavaliere, dal leaderismo al maggioritario, dal bipolarismo al federalismo, dal nordismo al primato dell’impresa e della flessibilità, tacendo dell’imitazione progressiva nei comportamenti e nelle tipizzazioni sociologiche.
Anche l’ultima proposta della sinistra di riscrivere la Costituzione era una copia di quella del centrodestra; solo le ripicche personali hanno impedito che una o l’altra venisse approvata. Oggi quel che era la sinistra è un centrismo, che anche nel suo opporsi ai nuovi populisti, alla fine imita il Berlusca e le sue frasi ad effetto. Il nuovo segretario della Cgil, Landini, l’uomo che ha facilitato la volontà di abbandonare l’Italia della Fiat Fca, se vuole trovare carne e sangue per le sue battaglie dovrà guardare da un’ altra parte, non certo verso un gruppo piangente che vede tutti i drammi come fatalità inevitabili.
Frustrata nel percorso storico, negli ideali, nei contenuti, negli obiettivi, alla sinistra, o meglio ad una parte di essa, è rimasta solo la guerra personale all’uomo Berlusca, quella giudiziaria che alla fine è stata vinta e che pure non sarebbe stata sufficiente senza l’alleanza internazionale che ne volle la caduta nel 2011. Il secondo punto di vista di Sansonetti è che i giustizialisti, quelli che in altri tempi sono stati detti convertitori, bigotti, piagnoni, inquisitori, persecutori hanno trovato per la storia d’Italia, la magnifica sintesi del male perfetto, quello che non si può emendare, ma solo distruggere.
Berlusconi arrivò al potere sulle spalle dei quadri di Andreotti e di Craxi, in gran parte erede giamburrasca dei partiti delle partecipazioni statali. Ereditò le accuse di malversazioni degli uni e degli altri; i sospetti e le condanne di golpismo e mafia del primo e di ladrocinio del secondo. Quando Andreotti vide il Divo, film a lui dedicato, ci rimase male; era di un ceto politico che si attendeva più fairplay dagli artisti. Berlusconi dal Caimano e dai Loro 1 e 2, non si aspettava nulla; c’erano mille racconti pronti per chi si fosse schierato contro la sinistra. Per esempio, le trame golpiste e stragiste che facevano capo alla P2, quella del piano Rinnovamento. Senza badare che quel piano si rispecchiava nelle due proposte, di destra e di sinistra, di riscrittura costituzionale entrambe approvate dai Parlamenti e cadute a referendum per il voto negativo incrociato.
Per l’identificazione del cattivo da fumetti, descritto come fascista, mafioso e massone, Berlusconi era perfetto, il topos ideale per le commissioni antimafia e stragi, tanto più che nel suo liberalismo libertino di pensiero e di costumi non assumeva le vesti di indignazione aulica e solenne che si sarebbe pretesa. La triade di accuse ne faceva un Satana, ancora più esecrabile del noto Belzebù. L’Italia aveva passato un decennio di sangue per l’idea di alcuni e di alcuni paesi che l’Italia potesse diventare paese neutrale. Il sangue, visto da vicino, inorridisce e abbrutisce la vittima come chi guarda; ma per chi è lontano, ha una sua grandezza simbolica, tanto che chi lo ha versato non è stato poi messo a pubblico ludibrio.
Gli assassini che versavano sangue davano la caccia ai ladri, intesi in senso lato; i ladri con proprietà che è un furto, i ladri di vittorie elettorali mancate, i ladri di male interpretata democrazia. Passata la buriana, gli eredi, gli amici, i fiancheggiatori delle idee degli assassini trovarono un nuovo bersaglio, che per avere tutte le caratteristiche elencate, era perfetto per l’odio prima solo di sinistra, poi anche di destra. Da destra si odiava il mafioso, da sinistra il fascista, da tutte e due le parti il massone.
Sarebbe facile ricordare che , la relativa classe sociale, i riferimenti storici e territoriali, gli orizzonti di questi tre tipi d’uomo, fascista, massone e mafioso, li rendono inassimilabili e inconciliabili tra sé. Sarebbe facile ma inutile. La tradizione delle accuse formali processuali staliniste agli avversari politici che citavano lo spionaggio per una serie di paesi nemici fra loro, la militanza in partiti e componenti nemici fra loro e persino l’essere cani e prostituti\e è rimasta nelle corde. La misura non è mai colma.
Così pochi anni fa ci fu un tempo dell’indignazione, non proprio di Grillo, ma che lo preparava, che nell’esasperazione del fallimento delle trame parlamentari e dei cambi di casacca, diede il via alla stura dell’odio, nel quale tutto quanto faceva riferimento a Forza Italia, poteva essere ricoperto impunemente di merda.
A quel tempo contro le donne di Forza Italia, fu possibile dire di tutto, elencandone le presunte immoralità fin in immaginifici particolari; furono pubblicamente esecrate con parole di fuoco perché a quelle donne non toccava il rispetto e la dignità dovuto semplicemente agli esseri umani, in un periodo storico che ha santificato praticamente ogni comportamento femminile.
Quel tempo che fu coevo delle ultime condanne giudiziarie di Berlusconi fece assaporare il clima dell’inizio delle persecuzioni ebraiche.
Calò subito però come cadde il governo di centrodestra, non era legato a convinzioni razziste, ma pilotato per ragioni di potere. Ed oggi una berkusconiana sovrintende il Senato, Ed è buffo oggi vedere il partito degli indignati definito come fascista, oppure sentirlo approvare, costretto come i predecessori dalle decisioni pregresse o dall’opportunità, le stesse cose del centrodestra a guida Forza Italia.
Tutto ciò non farà vacillare l’editoria e la giornalistica che dello stile anticorruzione a caratteri di fuoco alla Völkische Beobachter ha fatto un lauto business. E’ solo un pezzo di pubblico e di mercato, ora.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.