I toni sono aspri, rancorosi. Segnalano la distanza abissale tra due visioni politiche che stentano ad avere una convergenza per il bene del paese. Le accuse sono drastiche “ritengo che sia ormai giunto il momento di cambiare anche a Milano, cambiando anche il sindaco”.(Salvini) “Un glorioso Paese come l’Italia ha bisogno di un altro Ministro dell’Interno”. (Sala) E tutta la diatriba nasce da una riflessione di buon sensio di Salvini che il Pontefice Sala non può accettare “Ritengo che in un momento di difficoltà economica aumentare il biglietto non sia una scelta intelligente. Ci sono tanti modi per recuperare soldi senza aumentare ulteriormente le tasse a chi usa i mezzi pubblici”. E l’osservazione è talmente banale che, ma sì, cambiamo Milano. Disegnamola con i confini che conosce e vuole il Sindaco, non oltre i bastioni; facciamo in modo che un novello Nerone dia fuoco alle periferie che tanti problemi continuano ad esporre, focalizziamo i cantieri solo alla realizzazione veloce delle metropolitane, rinnoviamo le tavolate di benvenuto pro migranti ogni settimana per il bene della comunità; andiamo in giro come segugi alla ricerca di un angolo abbandonato nel centro ristrutturato, mettiamo allo studio l’ipotesi di una Galleria più ampia per accogliere le griffes; creiamo una ballata che risuoni con bonghi o altri strumenti africani per quelle riunioni in piazza “senza muri”; partecipiamo attivamente alla kultura dei Centri sociali e avremo creato una Milano su misura per un Sindaco. Un Sindaco che pensa alla Bellezza guardando City Life e all’arte mangiando in Brera. Un Sindaco futurista, “aperto” che si chiama Sala.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano