Asia Bibi è finalmente libera

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Aggiornamento: La Corte Suprema del Pakistan ha rigettato il ricorso di Qari Muhammad Salaam, che non è riuscito a provare la sua colpevolezza.

«Che cosa c’entra l’islam con il caso di Asia Bibi? L’islam dice forse che una persona deve essere punita anche se è stata trovata innocente?». Così il giudice AsifSaeedKhosa, che stamattina ha aperto l’udienza della Corte Suprema per esaminare il ricorso di Qari Muhammad Salaam contro l’assoluzione della donna cattolica dalle accuse di blasfemia, si è rivolto all’avvocato dell’accusa.

IL RICORSO ISLAMISTA

Assolta definitivamente il 30 ottobre 2018 dopo essere stata condannata a morte in primo e secondo grado, Asia Bibi si trova sotto scorta in un luogo segreto di Islamabad ma non ha ancora potuto lasciare il Pakistan perché Qari Muhammad Salaam, il mullah che formalizzò l’accusa contro di lei nel 2009, ha fatto ricorso contro la sentenza di assoluzione. Il suo avvocato, GhulamIkram, ha chiesto che il ricorso fosse giudicato anche da un magistrato della Corte d’appello della Sharia.

«Che cosa c’entra la religione?», ha ribattuto oggi durante l’udienza il giudice Khosa. «Portaci le prove che il verdetto è errato. Non sei d’accordo che l’onere della prova ricada sull’accusa?». Secondo l’avvocato Ikram, Asia Bibi avrebbe confessato di avere commesso blasfemia davanti a un gruppo di musulmani e il suo avvocato non avrebbe mai portato prove per smentire questa versione dei fatti. «Entra nel merito dei problemi», ha ribattuto il giudice, «il bello della comunità musulmana è che si prende cura anche dei non musulmani. Riguardo alla presunta confessione: agli investigatori Asia Bibi ha detto di non avere mai confessato. Non ci sono abbastanza testimoni. E lei sa che se una testimonianza non è registrata, come previsto dalla legge, non ha alcun valore».

MISURE ECCEZIONALI DI SICUREZZA

Mentre l’udienza è in corso, la Corte Suprema ha chiesto ieri al governo, come riportato dal Dawn, di spiegare forze eccezionali per garantire la sicurezza della capitale ed «evitare ogni incidente». Nel frattempo, il gruppo estremista islamico Tehreek-i-Labbaik Pakistan, che a ottobre ha messo a ferro e fuoco il Pakistan per tre giorni dopo l’assoluzione di Asia Bibi, ha fatto sapere ieri di non riconoscere come legittimi i giudici che stanno ascoltando l’udienza di oggi, minacciando ulteriore proteste se il ricorso contro la donna sarà respinto. «Non accetteremo alcun compromesso».

In aula, Asia Bibi è difesa dal suo avvocato musulmano, SaifulMalook, che dopo l’assoluzione si era rifugiato in Europa e che è tornato per l’udienza finale. Secondo indiscrezioni, le figlie di Asia Bibi si troverebbero già in Canada, dove anche la donna dovrebbe ricevere asilo politico una volta rigettato il ricorso, che rappresenta l’ultimo ostacolo perché Asia Bibi venga definitivamente liberata.

Leoni Grotti

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