Quella nota politica strisciante, quella prevaricazione pubblica di alcuni musulmani nei luoghi simbolo di Milano, sono semplicemente inqualificabili. L’ultimo luogo scelto è il Castello Sforzesco quasi che la preghiera debba avere un pubblico che osserva. Se questa fede mostrata, premeditando dove l’afflusso di gente è più numeroso forse vuole essere una pressione per la soluzione del problema Moschee, ma diventa esibizionismo di dubbio gusto. Se si vuol pregare si può fare anche nel silenzio della propria casa. Ricorda Il Giornale “Una scena non inedita a Milano, anzi sempre più frequente, a partire da quel 3 gennaio 2009, quando migliaia di persone – dopo un corteo formalmente «politico» convocato «per la Palestina» – invasero lo spazio di fronte alla cattedrale simbolo della città. Fu un momento cruciale per la storia recente di Milano, un giorno troppo presto dimenticato, come sottovalutato fu un particolare di quell’evento: a guidare quel corteo (destinato a concludersi con la preghiera al tramonto davanti al Duomo, fra grida, slogan e bandiere bruciate) era stato un imam condannato per terrorismo” E inneggiare alla Palestina, contro Israele non è insolito. E il controllo degli imam anche oggi non è fatto, e i luoghi cosiddetti di culto abusivi sopravvivono e la coabitazione con i tanti che non rispettano le nostre tradizioni è una realtà.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano