Avanti un altro. Mario Calabresi lascia la direzione di Repubblica dopo tre anni in cui spesso ha avuto atteggiamenti e linee editoriali che non ci mancheranno. Persino il Carlo De Benedetti si era lamentato della sua direzione, ma anche tanti altri. Polemiche speciose, notizie date solo se convenienti per tentare di arginare l’inarrestabile emorragia di copie e tanti altri errori ci fanno dire che non ci mancherà. La sua direzione, per dire quanto sia triste, finisce con una costate perdita di copie del 7 per cento, ma Calabresi rivendica che quando è arrivato era al 14. “Abbiamo innovato tanto” ha detto, ma a parte il nuovo carattere Eugenio (così tanto per ricordare che il ginocchio serve sempre) che effettivamente è più leggibile di altri, il resto della rivoluzione grafica è un obbrobrio. E anche sugli “inserti culturali” ci sarebbe tanto da dire, ma si sa che dalle parti del giornale-partito non apprezzano quando qualcuno solleva domande o obiezioni. Meglio, almeno sulla carta, il successore di Calabresi: al suo posto il presidente del Gruppo Gedi, Marco De Benedetti, proporrà domani in consiglio di amministrazione la nomina di Carlo Verdelli. Verdelli è un grande professionista davvero al passo coi tempi e in tanti ricordano le sue direzioni passare in altre testate. L’augurio principale che faccia di Repubblica un giornale onesto. Sarebbe già una rivoluzione.
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