“Il Governo comincia finalmente ad arrendersi all’evidenza dei fatti e ad ammettere che, alla fine, la manovra correttiva quest’anno si farà, in quanto necessaria. Lo scorso gennaio, è stato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad essere possibilista circa questa possibilità, dopo l’entrata ufficiale in recessione dell’economia italiana. Oggi, è stata la volta del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, che ha dichiarato esplicitamente che il Governo affronterà il tema della correzione “nei prossimi mesi”.
D’altronde, è la matematica dei conti e l’accordo preso a dicembre proprio dal Governo con la Commissione Europea per avere il via libera alla Legge di Bilancio 2019 a non lasciare alternative all’Esecutivo. Per poter varare la manovra finanziaria, contenente le misure bandiera del reddito di cittadinanza e della quota 100, infatti, Lega e Movimento Cinque Stelle avevano dovuto sottoscrivere l’obiettivo di un rapporto deficit/Pil al 2,04% per il 2019, ma anche la promessa di intervenire con una correzione dei conti nel caso in cui tale obiettivo non fosse stato raggiunto. Tale obiettivo era compatibile con un tasso di crescita del Pil pari al +1,0%. Dopo il pesante peggioramento del quadro macroeconomico, con i principali previsori che ormai stimano una crescita pari a zero per quest’anno, è ormai scontato che quell’1,0% non è raggiungibile. La conseguenza è un peggioramento anche degli indicatori di finanza pubblica, in primis del rapporto deficit/Pil, che dovrebbe aumentare al 2,5-3,0%. La differenza rispetto all’obiettivo del 2,04% rappresenta l’entità della correzione, che si può quantificare quindi tra i 7 e i 15 miliardi di euro.La correzione va fatta obbligatoriamente. Prima di tutto perché questo è l’accordo preso con Bruxelles e perché la Commissione sta monitorando da vicino gli sviluppi dell’economia e della finanza pubblica italiana. Secondariamente, perché in caso di non rispetto dell’accordo, sarebbero i mercati finanziari e le agenzie di rating a punire nuovamente l’Italia. Il Governo sa di non potersi permettere una nuova salita dello spread proprio durante le elezioni europee e quindi ha pensato bene che, questa volta, è meglio non puntare più sullo scontro aperto”.
Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia.
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