Ancora una ferocia senza giustificazioni, in un territorio dove l’anarchia e l’istinto più bestiale sembrano vincere sempre sul buon senso comune. Stazione Centrale, presidio di tanti clandestini, dello spaccio a cielo aperto, dell’illegalità diffusa. Sono arrivati con la tolleranza di una Giunta illusa, si sono organizzati spesso nella criminalità e adesso vorrebbero far credere che sono dei disadattati in preda a raptus incontrollabili? Anche ieri un episodio che sottolinea il loro essere avulsi dal mondo civile, la assoluta mancanza di integrazione, l’abbandono dell’amministrazione, dopo tante parole, slogan, manifestazioni.
“Un libico è entrato nel locale “Panino giusto” per sottrarre un coltello. Le due commesse si stavano cambiando ma lo hanno scoperto. A quel punto l’immigrato è scappato e nel piazzale ha litigato con una guardia giurata. Poi si è nascosto dietro un cespuglio. Dopo qualche tempo è tornato con l’arma in mano e si è avventato su delle persone nella ‘galleria delle carrozze’ della Stazione centrale.” (Cronaca de Il Giornale) Non c’erano motivazioni apparenti, ma quel coltello si scaglia e ferisce un gambiano di 20 anni che, trasportato al Fatebenefratelli, se la caverà con 10 giorni di prognosi. Poi aggredisce un altro passante, un cittadino originario della Costa d’Avorio di 30 anni. Ancora la cronaca “. Il libico ha tentato di colpirlo all’addome con il coltello, ma il 30enne si è difeso con tutte le forze. La lama lo ha ferito alle mani con tagli profondi che sono arrivati a recidere i tendini. Per lui i medici hanno disposto 50 giorni di tempo per curare i tagli.” Ancora violenza che genera paura. A chi chiediamo, perché?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano