E’ Milano, la migliore Milano che si muove nel marzo del 1848 per affermare la sua milanesità, la sua indipendenza, la sua autodeterminazione. Ed è una storia di libertà, di vocazione unitaria. Insieme con orgoglio e con una straordinaria voglia di riscatto, uniti da un ideale di libertà, da una volontà ferrea di cacciare l’invasore per riappropriarsi della propria terra. Milano insorge e vince. Un’impresa storica che univa classi sociali diverse, pregressi culturali, età difformi, uomini, donne. Le 5 Giornate di Milano sono ancora presenti, soprattutto oggi nella ricorrenza, a ricordarci lo spirito identitario, il salto qualitativo verso la democrazia e quel seme repubblicano di Cattaneo e Mazzini da cui nascerà il sogno di un’Europa dei popoli.
Si può paragonare questa Milano combattiva e coraggiosa con le piazze di oggi?
Le piazze di Milano favorevole all’integrazione che non c’è, al multiculturalismo, che ha dimenticato l’ordine, che prevede muri invisibili di disuguaglianza sociale, che ghettizza i bisognosi, che stravolge la bellezza dei parchi? Che cosa dimostrano le piazze dei Centri sociali, non condivise negli ideali e nelle azioni dai milanesi? Piazze contrapposte ispirate dall’odio, dall’intolleranza, da una Kultura inspiegabile. Milano accoglie perché sono persone e perché non ha voce per selezionare o rendere partecipe chi entra. Milano è diventata un puzzle dove il milanese non si identifica e la fatica di vivere può essere insostenibile per chi ama la giustizia.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano