Se confrontiamo i 4 miliardi di euro sborsati dai lombardi nel 2018, con la cifra di 1,7 miliardi del 2011 per la vecchia Ici, sembra impossibile. «Una patrimoniale a tutti gli effetti, la nuova tassa», commenta la Cgia di Mestre CARLO GUERRINI
La stima dell’importo pagato dai lombardi, nel 2018, per Imu e Tasi sugli immobili (considerate le detrazioni in essere) è di 3,996, per la precisione. Un incremento di 2,218 miliardi di euro (+125% circa, contro il+114%medio in Italia) se confrontato con quanto versato nel 2011 (pari a 1,778 miliardi di euro) ultimo in cui si applicò l’Ici. Considerando famiglie e imprese che, sempre riferito all’anno scorso a livello regionale, hanno avuto un esborso pro-capite di 398 euro, contro i 183 euro a testa del 2011, rilevano un aumento superiore al 117%. L’analisi viene delineata dall’Ufficio studi della Cgia (Associazione artigiani piccole imprese) di Mestre che elabora i dati del ministero dell’Economia e delle finanze, dell’Agenzia delle Entrate e dell’Istat. Si concretizza una sorta di «patrimoniale a tutti gli effetti – spiegala Cgia ad Avvenire: se da un lato ha alleggerito decisamente il portafoglio dei proprietari di immobili, dall’altro ha deprezzato pesantemente il valore di abitazioni, negozi e capannoni».
Certamente le altre regioni fanno decisamente peggio. In termini percentuali l’incremento maggiore del valore assoluto tra 2011 e 2018 si riscontra in Trentino Alto Adige (+185%), Molise (+161%) e Valle d’Aosta (+155). «Fino a qualche anno fa – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestra, Paolo Zabeo – l’acquisto di una abitazione o di un immobile strumentale costituiva un investimento. Ora, in particolar modo chi possiede una seconda casa o un capannone, sta vivendo un incubo, con un carico fiscale da far tremare i polsi». “Il 2019 «sarà un anno difficile e di sfida, ma l’Italia può farcela se applicherà la ricetta perla crescita, ovvero meno spesa pubblica e meno tasse – aggiunge il segretario della Cgia di Mestre, Renato Mason ad Avvenire -. Per ammortizzare la frenata del Prodotto interno lordo bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’Iva. Cittadini e imprese non possono più pagare il conto dell’incapacità politica di affrontare con decisione il tema della razionalizzazione delle uscite totali»
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