Scena 1. Stazione metropolitana di Milano, Porta Venezia. La Nike vuole investire 100 mila euro di pubblicità in manifesti. Ma un bel mattino il sindaco Beppe Sala si sveglia e chiede alla Nike di “ripensarci”. Sapete, sono quelle “moral suasion” che anche i muri capiscono. E così è andata. Tu adesso, sindaco di Milano, stai per rincarare i biglietti della metropolitana perché hai bisogno di soldi. Però i 100 mila della Nike, no. non li vuoi. Ti fanno schifo. E perché li schifi? Perché deve rimanere pittato sui muri della metropolitana un altare arcobaleno lungo cinquanta metri. E che fai, critichi il sindaco? E che diamine! Tu vuo’ fa’ l’omofobo? Ok. Taci. Abbozzi. E se proprio stai messo come stanno messi intorno al Duomo, come la corte di vagabondi, accampati, falsi mendicanti, ladri che gravitano sul centro del brand della Milano amorican way, beh, allora sali sulla prima metropolitana a Venezia, cambi proprio a Duomo e in un quarto d’ora sei a Rogoredo. Parco dove gli adolescenti grufolano come maiali in cerca della “dose”, tra spazzatura, siringhee droga. Anche il Tgl Rai di prima serata ha immortalato questo boschetto infernale, di notte e avventurandosi con le telecamere sotto la protezione dei ciceroni, i carabinieri. Capite? I carabinieri non a ripulire la zona, che poi magari li accusano di “maltrattamenti”. Ma a proteggere i giornalisti. Non si sa mai. Già, lo sapete, questo è il segreto che fa ricche le Iene e il potere analfabeta che governa questo paese, lo ha ammesso anche il ministro Giovanni Tria polemizzando sulla Tav. Già, come fidarsi di un paese dove le regole cambiano in corsa, le norme si interpretano a piacimento e la decorazione Lgbt che grazie al sindaco Sala rischia di costare ai milanesi 100 mila euro in mancate sponsorizzazioni vige (di fatto) il barbaro principio della retroattività della legge? Come fai a sapere davvero come finisce se arresti uno spacciatore e quello ti accusa di qualunque cosa, magari di avergli dato del birichino e preso a sberle perbenino? No, devi stare ad assistere impotente agli adolescenti rimbambiti e avvelenati. E guai a toccare i famosi “diritti” del boia. L’indifferenza di un uomo perbene Ecco, scena 2. Vuoi dire che Beppe Sala (che nella sua veste di sindaco ê anche responsabile della salute dei suoi cittadini) ci ha messo la faccia su questo degrado? Credete che Sala abbia preso sul serio la nostra proposta di bonificare quel porcile dove migliaia di adolescenti vanno a cercare l’eroina a 5 euro, la bruttezza, la morte? che il sottoscritto e Vidal abbiamo proposto come consiglieri di Forza Italia, e cioè radere al suolo il boschetto putrido, bonificare il terreno, avviare al Trattamento sanitario obbligatorio le centinaia (e forse migliaia) di adolescenti che vanno a cercare lo schifo di una razione di eroina a cinque euro, la bruttezza, la morte? lo non discuto che Beppe Sala sia un sindaco onesto e perbene. Discuto la sua politica da Consiglio di amministrazione totalmente indifferente ai fondamenti umani e sociali di una città. Perciò mai e poi mai – a meno che succedesse qualcosa di rivoluzionario – mi permetterei di sostenerne la ricandidatura, come sto sentendo in giro, trasversalmente, tra i partiti del potente di via Solferino.
I «dubbi da cattolico» del sindaco infine, scena 3, come fai a credere seriamente a un sindaco che invita monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, in seduta di Consiglio comunale, e Delpini ti dice che per prima cosa bisogna ristabilire la «centralità della famiglia» e giù applausi, sorrisi e foto opportunity con Sala, i consiglieri Pd e Sua Eccellenza in mezzo, tra grandi ali di pavoni e sorrisoni? E poi, appena fuori, a siparietto con la testata glamour, Sala precisa che ah, beh. non volevo dire che sono d’accordo col vescovo. «A nostro giudizio la famiglia non è una sola, e su questo continueremo a tenere Milano sulla via dei diritti». «Ci mancherebbe altro che la Chiesa non facesse un richiamo del genere». «Io da cattolico mi pongo spesso gli stessi tipi di dubbi, poi cerco la via della contemporaneità e quindi ascolto ciò che i miei cittadini mi chiedono e mi offrono». Infatti, Carlo Maria Martini, mitico gesuita nominato da san Giovanni Paolo II arcivescovo di Milano e cardinale, l’aveva sospettato con grande anticipo anche rispetto alle proprie convinzioni e sensibilità. Sono con lui, mi scusi dal Cielo se non ho colto prima questo aspetto della sua personalità, lo confesso, dopo queste sue parole non ho altro da aggiungere e mi dichiaro tranquillamente “martiniano”: «Di fronte alle figure dei grandi martiri della storia sorge il problema se noi, col nostro modo di privilegiare il dialogo, non stiamo diventando latitanti, irenici, addirittura trasformisti» (cit. in Antonio Sicari, Ritratti di santi, Jaca Book)
Luigi Amicone
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Hai scritto bene
C’è da credere che le cose siano messe proprio così in questo siparietto della vita che manifesta ancora in maniera deludente che gente con poca voglia di far felici gli altri cerca di far felice se stesso senza che sappia cosa sia la felicità che sta vivendo
Un uomo di potere ha grosse responsabilità morali e decisionali se non è all’altezza deve abdicare a persona scelta e pagata per attuare quello che si deve fare nel senso più giusto delle cose