Buon anniversario Forza Italia. Gli azzurri e l’eredità di un quarto di secolo

Attualità

Cosa sono i 25 anni dalla prima vittoria di Silvio Berlusconi e Forza Italia? Sono il massimo, e sono ben più che politica.

Sono la vittoria sul comunismo, il diritto di ognuno di noi a più libertà e sicurezza; soci – e non più sudditi – di uno Stato che ci deve considerare rispettabili, e non più solo bancomat da spremere, indisciplinati da educare, o talentuosi da imbrigliare. Sono «Meno tasse» che non è più un capriccio, ma una richiesta legittima; la «libertà di migliorare la propria condizione» un diritto per tutti, e non più una pretesa di avidità riservata a pochi. Sono la casa come sacro baricentro della famiglia; le imprese come luogo dove creare e condividere progetti di lavoro e vita, non più teatro di scontro tra classi sociali l’una contro l’altra (a volte anche armate); il lavoro come priorità concreta con cui realizzare desideri e ricercare la felicità, e non uno slogan antagonista e vuoto da piazza comunista; la difesa di pensioni e risparmio come riconoscimento per gli sforzi di una vita.

Sono l’immigrazione che «benvenuto a chi arriva secondo le regole e rispetta le nostre leggi, ma non c’è posto per i clandestini, quindi andiamo in Africa a investire e a impedirne la partenza». Sono la giustizia garantista, ché meglio un colpevole fuori di un innocente dentro, anziché il dominio di qualche pm potente, moralista e fanatico e della sua cultura del sospetto. Sono il «Viva le nostre Forze Armate e dell’ordine» mentre una certa sinistra in piazza gridava «Dieci, cento, mille Nassiriya»; sono Silvio Berlusconi che al Congresso Usa incassa la standing ovation da pelle d’oca mentre dice «Grazie» all’America che a suon di giovani morti, molto migliori di me, ci aveva liberato da un futuro altrimenti di certo dittatoriale.

Sono la dignità della concretezza contro la supponenza dell’ideologia. Quella del privato e non solo del pubblico. Il trionfo del fare sul chiacchierare. Ma sono anche la fine dello status quo della politica: prima circolo chiuso, sempre gli stessi notabili, professionisti di un improduttivo teatrino. Dal 27 marzo 1994 invece, benvenuto a lavoratori e protagonisti dell’Italia reale. Sono l’immenso Antonio Martino, e i brillantissimi Lucio Colletti, Giuliano Ferrara, Giulio Tremonti, Renato Brunetta, Maurizio Sacconi, e tantissimi altri che dichiararono guerra a una cappa culturale di sinistra e insopportabile, per issare la bandiera spavalda dell’italianità del fare che pretendeva semplicità ed efficienza, e uno Stato che facesse meno cose ma le facesse meglio.

Mai snob, Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia; mai odiato nessuno. Avversari sì, nemici mai. Sempre tutti italiani. Sono i programmi elettorali da sottoporre – prima del voto, e non dopo – a noi, popolo sovrano: le promesse come cose concrete da fare; gli elettori come italiani da rispettare, non sudditi scemi da dirigere.

Sono i governi non più sorprese a scatola chiusa; i contratti con gli italiani, e non tra partiti, sulla pelle della gente. Sono le donne in politica, più brave e forti del pregiudizio invidioso di un’eventuale bellezza. Io ci sono da poco, e se mi sono appassionato alla politica è solo grazie a quello straordinario italiano vero, che si è fatto da solo, che si è indignato, in doppiopetto, per quanto la sua Italia poteva fare di meglio e non faceva, che altri non è che Silvio Berlusconi. Non c’ero fino a ieri, ma so che è stata dura: tante sofferenze, le Torri Gemelle, la Grande Crisi internazionale, qualche vergogna consumata in qualche tribunale e più di uno sgambetto da miopi boiardi in qualche Palazzo.

Ma tutto questo progresso culturale oggi è patrimonio acquisito, comune, di tutti noi. Persino di chi non vota Forza Italia. E adesso? Adesso, tradizione in tasca, abbracciamo la modernità. Surfiamola, senza paura. Nuove industrie, nuova ricchezza, nuovi posti di lavoro. Un’Italia facile per chiunque abbia un’idea e voglia di fare, qualunque estrazione abbia. Dove tutti possano trovare lavoro, e se non lo trovano, se ne possano inventare uno. Ambiziosi, affamati, ma anche buoni. Buon anniversario, Silvio Berlusconi. Buon anniversario, Forza Italia. Sempre un passo avanti, mai due indietro. Decisi, ma col sorriso. Perché il meglio deve ancora venire.

Andrea Ruggeri (Il Giornale)

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