Indagine su luoghi di lavoro e salute secondo i milanesi
Lavorare da casa incide positivamente sulla salute rispetto alla normale vita da ufficio: la pensa così l’86% degli abitanti di Milano, secondo i quali il cosiddetto smartworking riduce lo stress (46%), permette di convertire il tempo risparmiato dal viaggio in una migliore gestione anche del proprio benessere (23%) e dà il vantaggio di lavorare in un ambiente confortevole e su misura (17%).
È il dato che emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare1, che ha indagato la percezione dei milanesi sul rapporto tra salute e ambiente di lavoro.
L’attività lavorativa può condizionare in vario grado la salute dei lavoratori. In ufficio, il principale fattore di rischio, a detta di oltre un abitante di Milano su tre (35%), è lo stress, con tutti i suoi possibili effetti sul benessere fisico e mentale. Seguono la postura (28%), la sedentarietà (20%) e la vista (15%).
In un ambiente quale la fabbrica, o comunque per chi svolge un’attività più fisica, invece, i fattori che incidono maggiormente sulla salute sono il contatto, o l’esposizione, a sostanze chimiche potenzialmente nocive (40%), seguito dai pericoli connessi al sollevamento di pesi e alla movimentazione di carichi (26%) e dall’eventualità di cadute e infortuni (20%).
Ma che cosa porta ad “ammalarsi” di lavoro? Per quasi due milanesi su tre (62%), la prima causa è la sottovalutazione dei rischi, seguita dalle pressioni e scadenze lavorative che possono indurre a comportamenti impropri e pericolosi (40%) e dall’inadeguatezza dell’ambiente di lavoro (35%). Per un ulteriore 14%, invece, la ragione risiede nella scarsa informazione in materia di sicurezza e salute fornita dal datore.
L’azienda stessa, tuttavia, può fare la sua parte e prendersi cura della salute e del benessere dei dipendenti. I milanesi hanno le idee chiare: in ufficio, i principali desiderata sono postazioni ergonomiche (66%), una polizza sanitaria (43%), ma anche la possibilità di usufruire di abbonamenti a palestre e centri fitness (29%) e incontri con uno psicologo del lavoro (9%).
In fabbrica il datore, secondo gli intervistati, deve fornire strumenti e dispositivi di lavoro idonei ai dipendenti (74%), garantire il rispetto delle normative (72%) e mettere a disposizione check up mirati per il controllo e la prevenzione di possibili patologie (49%).
Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, sesso ed area geografica.
Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.