Libertà di educazione in Europa, a che punto siamo? Nel giugno dell’anno scorso il Parlamento Europeo ha approvato la Risoluzione “Modernizzazione dell’istruzione nell’Ue”.
Onorevole Remo Sernagiotto (Gruppo Ecr), lei nella Commissione cultura ha proposto delle modifiche al testo relative alla libertà di educazione. Quali modifiche sono state approvate? Come è nato l’impegno per inserire quelle modifiche e che interesse ha trovato nei colleghi europarlamentari?
Ho sempre creduto nella necessità di rendere paritario il rapporto fra le scuole pubbliche e quelle paritarie. Da anni sto portando avanti la battaglia per difendere la libertà nella scelta educativa delle famiglie e per chiedere che entrambe le tipologie di istituti vengano equiparate sul piano dei finanziamenti. Al Parlamento Europeo è stata approvata la relazione sulla modernizzazione dell’educazione nell’Ue a cui ho lavorato come relatore ombra dell’Ecr che invita gli Stati Europei a garantire equità nei finanziamenti: un importante passo in avanti che apre la strada al cambiamento. Il mio impegno continua, porterò avanti la causa e mi farò portavoce delle richieste degli istituti paritari, assieme ai colleghi di altri Paesi. Si tratta di un progetto che ho a cuore fin da quando ero assessore regionale in Veneto e che mi auguro possa diventare presto realtà.
Alcune settimane fa a Bruxelles presso il Parlamento Europeo si è svolto un convegno su “La libertà di insegnamento, una pietra angolare della modernizzazione dell’educazione europea”, di cui lei è stato l’organizzatore. Può dirci perché pensa che la libertà di scelta educativa possa contribuire a modernizzare i sistemi scolastici europei?
È un tema che mi sta particolarmente a cuore e per il quale lotterò politicamente e istituzionalmente in quanto considero fondamentale l’importanza della libertà del diritto all’istruzione e il ruolo delle scuole paritarie per la modernizzazione e l’inclusività dell’educazione in Europa. Il diritto alla libera scelta della scuola è fondamentale: la grande sfida è quella del reddito all’istruzione. Una sfida che l’Italia e l’Europa devono portare avanti, perché soltanto così possiamo costruire la vera Europa. È mia intenzione portare avanti questa battaglia nei prossimi 5 anni: credo sia arrivato il momento giusto per affrontare di petto il tema della parità dell’offerta scolastica, e l’Europa è il mezzo giusto per poterlo fare.
Cosa le fa pensare che questo sia il momento giusto e soprattutto che l’Europa – proprio questa Europa che all’”uomo della strada” appare così poco interessata al bene dei popoli e alla famiglia – sia il mezzo giusto?
Come sapete la mia posizione è quella di eurocritico, non di euroscettico. Voglio cambiare questa Europa, ma non buttarla via. E allora dobbiamo incidere molto sui trattati e sulle direttive. Investire nella scuola è fondamentale per dare ai nostri giovani gli strumenti per affrontare un mercato del lavoro sempre più complesso e competitivo. L’educazione dei nostri figli deve essere una priorità, solo così possiamo costruire una vera Europa, partendo dal riconoscere il diritto dei bambini ad avere una libera istruzione e l’Europa è un grandissimo strumento per raggiungere questo obiettivo. Non a caso per il prossimo mandato sto lavorando per costituire un nuovo intergruppo sulla libertà della scelta educativa: si tratta di un’assoluta novità, visto che in tuti questi anni nessuno aveva mai pensato di istituire un intergruppo che si dedicasse a questo tema. Gli intergruppi devono essere costituiti da deputati di qualsiasi gruppo politico e appartenenti a qualsiasi commissione, al fine di tenere scambi informali di opinioni su particolari argomenti e promuovere i contatti tra i deputati stessi e la società civile. Ma soprattutto un intergruppo permette di fare proposte alla Commissione e questo ci permetterà di concretizzare la nostra idea.
Secondo i dati Eurostat, i Paesi che finanziano le scuole paritarie sono sempre più numerosi: dal 2002 ad oggi sono ben 84 le Nazioni che hanno riconosciuto nella propria costituzione la libertà d’istruzione. In Italia però questo non si dice e, anzi, si riaccendono le solite polemiche ideologiche contro le “scuole private” ogni qual volta si prova a proporre qualcosa che va in direzione di una effettiva parità scolastica. Come pensa si possa fare a far crescere anche nel nostro Paese questa cultura della libertà educativa? Che ruolo può avere l’Europa in questo processo?
In Italia abbiamo una legge scritta da Luigi Berlinguer, fratello di Enrico, che ha riconosciute queste scuole utilizzando il termine paritarie e non private. Poi, in realtà questo è un riconoscimento solo teorico, perché alla fine sono le famiglie a dover sostenere tutti i costi di questa scelta. Però questo non ci piace per niente. È una sfida che dobbiamo vincere anche in Europa, ispirandoci a modelli positivi come quello danese che è molto interessante. Ritengo inoltre che sia fondamentale pensare anche ai contenitori del mondo scolastico: se guardiamo a quelli statali, dal venerdì alla domenica sera sono dei mostri che restano vuoti e aspettano il lunedì per riaccendersi. Le scuole paritarie invece si animano di più anche nel week end: dunque sono dei contenitori vivi e attivi, dove la comunità partecipa: è questa la sfida che voglio mettere in campo in Italia e in Europa.
In Italia da un po’ di tempo si parla di costo standard nella scuola ma non si va oltre le parole. Da parte sua, ha più volte affermato –anche a livello europeo- che la grande sfida è proprio quella del reddito all’istruzione. Perché, e cosa propone in tal senso?
Penso che alla base di ogni riflessione ci debba essere la voglia da parte dei Governi di puntare sulla “cultura dell’istruzione”. È necessario però partire dall’idea che quando un bambino e una bambina nascono hanno un diritto alla cultura e all’istruzione: ecco perché mi piace pensare a un “reddito all’istruzione” da garantire a tutti dai 3 ai 25 anni per accompagnare le nuove generazioni nel proprio percorso scolastico. La via per costruire una nuova Europa è quella di puntare proprio sull’istruzione. A maggio voteremo per l’Europa che verrà, e penso che la nuova UE debba partire proprio dal mondo della scuola: il reddito all’istruzione da garantire a ogni famiglia è una sfida che vogliamo vincere.
Marco Lepore (Tempi)
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