Un ragazzo di 16 anni arrestato per rapina e aggressioni in una comunità per minori

Cronaca

Si chiamano ragazzi, adolescenti perché hanno 16 anni. E si chiamano ragazzate, crisi di crescita gli atteggiamenti da bullo che non diventano abituali. Eppure in questi bambini cresciuti e non ancora adulti, c’è una volontà di far male che sostituisce qualsiasi altra affermazione di sé che dimostri intelligenza e buon senso. Ma non voglio scrivere saggi di sociologia spicciola se un 16enne viene arrestato, perchè ha reiterato azioni aggressive, ha rubato. Era ospite in una comunità di accoglienza per minori e il 27 dicembre picchiò con violenza un coetaneo rubandogli oggetti e vestiti. La vittima fu curata e giudicata guaribile in sette giorni, nell’ospedale San Matteo di Pavia. Ma da quel giorno le angherie e le aggressioni continuarono e le minacce crearono uno stato d’ansia nella vittima che non sapeva reagire. Classico bullismo? Forse sì, se la volontà sposa la malvagità e non ha vie di riscatto. Ma l’assenza di interessi, di presenze affettive, di sogni, può creare un vuoto incolmabile. L’adolescente sedicenne non sa forse che il tempo regala anche la bellezza, l’amicizia, la condivisione di sentimenti ed emozioni. Quella stagione di trasformazione è apertura al mondo, ma bisogna ascoltarlo. Per P.N.K. è arrivato il momento del carcere: i carabinieri, dopo averlo rintracciato e arrestato a Milano, lo hanno portato al Beccaria. Accuse: rapina, lesioni personali aggravate, violenza privata e minaccia. Verrà punito, ma verrà capito?

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