Tutelare e valorizzare i “giacimenti enogastronomici” italiani. E’ questo lo scopo che si propone il progetto “Cittadella dei distretti del cibo” presentato la scorsa settimana al castello di Chignolo Po (PV).
L’iniziativa, promossa dall’Associazione “Club Giuristi dell’Ambiente” e della Fondazione “Studi e ricerche su alimentazione e salute”, con la partecipazione, fra gli altri, dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università degli Studi di Pavia, dell’Ufficio scolastico regionale e del Consiglio regionale della Lombardia, si inserisce nell’ambito delle più recenti “food policies” europee, statali e regionali, orientate ad incentivare modelli di produzione e di consumo eco-sostenibili.
“La recente adozione di Agenda 2030 come modello di progettazione delle politiche di sviluppo ha rappresentato il punto di partenza per l’integrazione dei vari ambiti di intervento (salute, territorio, agricoltura, biodiversità, energia, mobilità, lavoro, istruzione e ricerca)”, dicono i promotori dell’iniziativa.
Il patrimonio eno-gastronomico italiano, la cui sostenibilità è stata riconosciuta dal sistema europeo di certificazione dei marchi, è il più importante a livello internazionale per numero di riconoscimenti e per numero di imprese coinvolte.
Il territorio è l’elemento caratteristico e identitario dei prodotti “a marchio”, le cui risorse gastronomiche possono essere considerate l’espressione delle tradizioni culturali e artistiche delle popolazioni che lo hanno abitato e lo abitano ed è espressione dei caratteri ambientali e naturali che le producono.
L’economia italiana si fonda, va ricordato, soprattutto sulle piccole e medie imprese che rappresentano una percentuale importante delle aziende presenti. Secondo gli ultimi dati dell’Istat ben l’88% delle società italiane sono “micro” imprese, formate da meno di cinque dipendenti, che hanno difficoltà a fare investimenti in ricerca, il vero motore per della crescita economica.
Il progetto della “Cittadella dei distretti italiani del cibo”, collocato nell’antico borgo medievale del castello di Chignolo Po, si propone dunque di tutelare e valorizzare i “giacimenti enogastronomici” italiani.
Una mostra permanente delle produzioni tipiche dei territori inclusi nel registro dei distretti, la creazione di un Centro studi e documentazione per la lotta ai rischi, alle sofisticazioni e frodi alimentari, una Scuola europea di studi superiori specialistici nel diritto e la sicurezza alimentare, le prime iniziative in programma.
Non mancherà, infine, un ristorante didattico di cultura alimentare e del gusto italiano ed una mostra fotografica permanente sui distretti del cibo.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.