Nelle province di Milano e Reggio Calabria, i Carabinieri di Monza Brianza hanno dato esecuzione a un provvedimento cautelare nei confronti di 8 persone (7 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili a vario titolo di peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, accesso abusivo a sistemi informatici e telematici, rivelazione di segreto d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ricettazione, favoreggiamento personale, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
I provvedimenti, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Monza (D.ssa Patrizia Gallucci), su richiesta della Procura della Repubblica di Monza (D.ssa Franca Macchia), all’esito di attività investigativa sviluppata dal Nucleo Investigativo dell’Arma monzese, hanno fatto emergere, tra l’altro, la figura di un graduato dell’Arma dei Carabinieri tratto in arresto nell’ottobre 2017, poiché trovato in possesso di gr. 500 di eroina, attualmente in carcere. Il militare, posto in congedo per degradazione nel mese di luglio dello scorso anno a seguito del grave episodio di cui si rese responsabile, era stato indicato come autore del peculato di un documento di identità custodito presso il reparto ove prestava servizio e con il quale, d’intesa con un pluripregiudicato calabrese (anch’egli destinatario della medesima misura) sarebbe stato attivato un finanziamento per l’acquisto di un veicolo per poi denunciarne falsamente il furto, in maniera tale da incassare il premio assicurativo, mentre la vettura sarebbe stata venduta all’estero. L’attività investigativa ha permesso di riscontrare le originarie accuse, rivelando la responsabilità del militare in ordine anche a svariate consultazioni abusive alla Banca Dati delle FFOO, spaccio e detenzione illegale di sostanze stupefacenti nonché corruzione. Lo stesso, avuta notizia di un cittadino tunisino che spacciava all’interno di un condominio (ove risiedeva la fidanzata), non redigeva alcuna annotazione di p.g. comunicando al pusher in questione che dei condomini si erano accorti della sua attività illecita, percependo quale compenso alcune dosi di stupefacente. In un’altra occasione, accettando la promessa di un compenso pari a 600€, al fine di consentire a due cittadini tunisini “trattenuti” presso l’hotspot di Lampedusa (AG) di allontanarsi dall’isola, redigeva false denunce di smarrimento a nome di due cittadini rumeni da far utilizzare ai nordafricani in sostituzione dei propri documenti d’identità.
Tra gli arrestati cinque tunisini, la fidanzata del ex carabiniere anche lei con passaporto tunisino ed un altro italiano, responsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenticautelari personali, gli operanti hanno dato esecuzione a vari decreti di perquisizione procedendo al sequestro di alcune dosi di cocaina, strumenti per il taglio ed il confezionamento dello stupefacente ed oltre 12000 € in denaro contante, provento dell’attività di spaccio.
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