Davanti alla confusione che c’è, la voglia di astenersi, i dubbi, mi sono proposta di fare un po’ di chiarezza. In campagna elettorale si è parlato molto poco di Europa, puntando ai problemi di casa nostra. Così si è capito poco o non si è capito che si vota sì per un partito italiano, che però andrà a far parte di un Gruppo del Parlamento Europeo, costituito da europarlamentari di più paesi, con una sua connotazione precisa, e un’ideologia di un certo tipo. Nel Parlamento Europeo contano i Gruppi e la consistenza numerica dei Gruppi e ad ingrandire il Gruppo non può concorrere solo il buon risultato di un Partito Italiano, bisogna che tutti gli appartenenti al gruppo nei diversi Paesi confermino i dati precedenti o comunque mediamente si ottenga un buon risultato. Rompicapo. No. Basta leggere e confrontare. Ho messo insieme tutti i dati e ho promosso quattro incontri, l’ultimo giovedì 23 Maggio, sul tema “Ragioniamo insieme sul Voto per l’Europa dei Moderati Liberali e Popolari”.
Dalle tavole predisposte balzano all’occhio il numero dei seggi per l’Italia e per il Gruppo Europeo, le percentuali relative ottenute nel 2014. 73 sono i seggi che spettano all’Italia, 76 quando e se si chiuderà la Brexit, per inciso ieri si è dimessa Teresa May.
751 sono i seggi totali del Parlamento Europeo, quindi il nostro Pese vale intorno al 10%. E gli altri 27 Paesi?
Dopo i numeri abbiamo preso in rassegna i Gruppi dell’Europarlamento, la loro ideologia, e ancora i partiti dei Paesi membri che sono parte del Gruppo, quindi i programmi dei partiti italiani.
Alla fine, abbiamo tutti insieme i partecipanti tratto le conclusioni. Sovrapponendo domande, risposte e affermazioni, risulta che i moderati liberali e popolari non vogliono scossoni, né stravolgimenti. Vogliono infatti rimanere in Europa, pur volendola cambiare, cioè migliorare, snellendola e innovandola. Sanno che l’Italia da sola soffrirebbe davanti alla concorrenza dei giganti asiatici, ma anche di fronte alla Russia e agli Stati Uniti. Un vero problema per il Made in Italy da difendere.
Soprattutto non vogliono uscire dall’euro, perché temono ripercussioni e instabilità economica, che potrebbero influire sui loro risparmi, sulle loro pensioni, sul loro potere d’acquisto. Tengono inoltre ad affermare i valori culturali dell’Europa.
Un aspetto che preoccupa molto riguarda i cambiamenti climatici, con tutte le conseguenze che ne derivano di tipo ambientale, ma anche in relazione alla salute, all’ economia agricola e quindi all’industria agroalimentare, in Italia rilevante.
Sull’immigrazione sono fermi, bisogna evitare l’accoglienza a tutti i costi, spingere per una condivisione europea dei migranti, discernere fra i profughi e i migranti economici, sostenere, con lo sviluppo, le popolazioni dell’Africa in Africa. Ma anche per questo bisogna essere uniti, quindi europei. In tutte le situazioni bisogna essere prudenti e attenti nel pesare sempre i pro e i contro.
Dall’analisi emerge una cosa sola. I moderati che vogliono siano affermati i loro principi, il loro credo, che siano tutelati i loro risparmi, che credono nell’Europa, anche se vogliono cambiarla e migliorarla, possono votare solo per il Partito Popolare Europeo, PPE, il partito di più lunga data, 1952/53, e il più grande con i suoi 221 seggi, il 29,43% dell’intero Parlamento, un partito di Centro destra, Europeista, Cristiano popolare e liberale.
Un partito grande da cui partire per nuove alleanze.
Per poterlo fare i cittadini italiani chiamati domani alle urne devono scegliere il simbolo del Partito italiano che sta nel PPE ed è solo quello di Forza Italia, nelle cui liste ci sono anche candidati che appartengono a Partiti e Movimenti del Centro Cristiano e Popolare.
Orietta Colacicco
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