E lo scempio continua a ripetersi. Grandi quantità di rifiuti speciali provenienti non solo dalla Campania ma anche dalle regioni del Nord Italia sono stati convogliati in Lombardia e Veneto e ammassati all’interno di capannoni industriali abbandonati, trasformati in discariche abusive.
In una importante operazione, che ha impegnato 200 militari, i carabinieri del Noe sono arrivati all’arresto di 20 persone (12 in carcere e 8 ai domiciliari) per di traffico illecito di rifiuti, realizzazione di discariche abusive e intestazione fittizia di beni. Il blitz ha portato al sequestrato di 2 aziende del settore trattamento rifiuti e 4 società di trasporto nelle province di Pavia, Monza Brianza, Bergamo, Belluno, Verona e Caserta. Sequestrati anche vari automezzi utilizzati nell’ attività criminale, per un importo di circa 3 milioni di euro.
Già nel febbraio scorso l’inchiesta della Procura di Milano aveva portato all’arresto dei 12 presunti responsabili del maxi incendio scoppiato nel capannone Ipb di Via Chiasserini, alla Bovisasca.
Ora sono in tutto 24 gli indagati con l’accusa di aver illecitamente smaltito circa 10 tonnellate di rifiuti con profitti, secondo gli inquirenti, di circa 2 milioni di euro.
Ogni componente della rete criminale aveva un suo ruolo preciso, come spiega Askanews: “produttori dei rifiuti, imprenditori del settore con regolare autorizzazione per il trattamento, autostraportatori che, grazie anche a documenti falsi o irregolari, portavano i rifiuti in siti non autorizzati. Del “sistema” facevano parte anche diversi intermediari e altre persone con il compito di rintracciare i siti industriali abbandonati da utilizzare come discariche abusive. Secondo gli inquirenti milanesi, il “dominus” dell’organizzazione era Massimo Sanfilippo, già arrestato a febbraio scorso per traffico illecito dei rifiuti legato al maxi rogo di Via Chiasserini. Sanfilippo è ritenuto l’amministratore di fatto della Winsystem Group di Cornaredo, comune alle porte di Milano, definita dal gip Giusy Barbara come “società detentrice e intermediaria nella gestione illecita dei rifiuti che venivano illegalmente stoccati nei capannoni di Pontevico, Gessate, Torbole Casaglia, Tabellano, Verona e Meleti”.
Le indagini, spiega ancora il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, “hanno ricostruito nel dettaglio l’esistenza di un articolato sistema criminale che vede i produttori di rifiuti conferirli ad aziende, quali la Winsystem Group o la stessa Ipb Italia, formalmente munite di autorizzazione al loro trattamento, ma in realtà operanti in un regime di illegalità per inefficacia dell’autorizzazione medesima, dovuta al mancato rilascio di idonea garanzia finanziaria”. Queste ultime società “reperiscono, tramite intermediari, capannoni industriali che vengono stipati di rifiuti, senza alcuna autorizzazione e senza alcuna precauzione per la salute e l’incolumità pubblica”. Un traffico reso possibile anche da una serie di autotrasportatori compiacenti che secondo il gip “sono pienamente partecipi al meccanismo illecito poichè utilizzano documentazione di trasporto falsa o irregolare”. C’è poi il capitolo della movimentazione dei rifiuti, affidata “a operai extracomunitari, assunti in nero e disponibili svolgere attività illegale per un compenso orario modesto”. Un ciclo, quello della raccolta, trasporto e stoccaggio, “caratterizzato dalla partecipazione consapevole di tutti i segmenti della filiera ad un’attività illecita di traffico dei rifiuti, che consente a tutti i soggetti coinvolti di realizzare rilevanti profitti derivanti dallo smaltimento, con modalità illegali e, quindi, con costi ridotti, di ingenti quantitativi di rifiuti urbani”.
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