Questo sarà un articolo molto personale. Devo fare outing. Ma, nonostante il mese dell’anno, non riguarda la mia sessualità. Riguarda la mia professione. Lo confesso e vi chiedo perdono: sono un imprenditore. Spero di poter contare sulla vostra comprensione per questo. Non è tutta colpa mia. Ma in buona parte sì. Ho scelto io di non avere ferie, di non avere certezze, di non aver una casa mia, una famiglia fuori dalle mie aziende. Ho scelto io di essere libero e di combattere ogni dipendenza, a partire da quella da un datore di lavoro.
Eppure queste libere scelte portano con sé catene pesanti. Che ti costringono a comportamenti precisi. Reazioni pavloviane. Per esempio, quando ieri ho visto la video intervista di Repubblica a degli aspiranti Navigator ho sentito montare dentro di me un odio bruciante. Devastante, direi. Non per le persone, no affatto. Ma per il sistema malato che pur di avere due anni di posto statale porta della gente a programmare di licenziarsi da attività oneste e produttive. Da chiudere o vendere attività private.
Rinunciare ad essere amministratori delegati di attività commerciali per fare il co.co.co. negli uffici pubblici è… non ho parole. Non ci riesco. È troppo. Questo paese è in bancarotta morale. È la carcassa etica dell’Italia del boom economico. L’ultimo stadio di una patologia devastante. È tutto ciò contro cui Forza Italia dovrebbe scagliarsi, mentre qualcuno ancora delira di ceti popolari da raggiungere nei mercati. Quei 54 mila aspiranti (solo un terzo realmente presenti) trova-lavoro incarnano un paese in cui l’unico lavoro che si vuole è quello dello statale e solo perché si ha la certezza che per riuscire basta fare il minimo indispensabile. E con grande calma.
Allora, uscendo dall’esperienza personale, ho una modesta proposta. Credete nello stato come ultimo baluardo dell’occupazione? Credete nel posto fisso a vita? Nella grande aspirazione della carriera garantita? Va bene. Ne avete facoltà. Ma sarete pagati in Minibot. E sarete condannati, per vivere a trovare qualcuno che ve li accetti. E potrà essere solo un privato, perché i pubblici dipendenti non sanno che farsene. Ovviamente dovrete farveli convertire al tasso che decideranno loro. Volete dipendere dallo Stato? Condividetene i rischi.
Questo supererebbe uno degli aspetti più immorali della proposta di Borghi: trasferire il rischio dalle imprese ai dipendenti pubblici. Non quelli storici, sia mai che tocchiamo qualche diritto acquisito. No, no. Solo i nuovissimi. Vediamo dei 54 mila quanti ne restano, alla fine. E se saranno molti, meglio. Potremo dare una lezione a chi verrà sui rischi di fidarsi dello stato.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,