Il marketing di Sala di dubbio gusto, ha comunque fatto scrivere montagne di parole, ha interessato per quell’esposizione voluta dei calzini arcobaleno che più colorati e trash non si può, i media di tutta Italia. Scopo raggiunto, ma si potrebbe dire anche che molti non hanno apprezzato la indecorosa messa in scena per ribadire che il sindaco di Milano è il paladino dei gay e dei loro diritti. Là, seduto come un imperatore su una grossa poltrona rossa di pelle capitonné della Frau, probabile costo: 6.800 euro, sembra dire “Da detentore del potere in questa città, partecipo graziosamente alle vostre rivendicazioni”. Quasi che tutti i gay siano presenti al Pride Week e tutti sianodi sinistra. Soprattutto la carnevalata di silicone in mostra nel corteo del prossimo 29 giugno dirà lo sfogo sbraitato e volgare di chi esige quella parità tra omo ed etero che Milano mi sembra non abbia mai negato. E qualcuno dovrebbe suggerirgli che la partecipazione deve essere attiva, ogni giorno e quei calzini vanno lavati ogni sera o cambiati per non avere sorprese. Il sodale Majorino sono sicura sarà disponibile. Pride si dice Week ma dura dieci giorni di iniziative e incontri. Ma il clochard gay non è gradito, non può essere improvvisamente sguaiato, conosce a volte la doppia emarginazione. In cuor suo spera che al decimo giorno Sala cambi i calzini per rivendicare altri diritti, che sono primari, che dovrebbero essere abituali in una comunità civile. Prende i suoi calzini più belli, quelli blu per le occasioni, ma sono stati mangiati dai topi dove le dita spuntano con tristezza. Non si possono offrire a un re, signore e padrone del tempo, dei calzini bucati.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano