Ma di che donne parliamo? E di che città?

Milano

Come le donne vedono la propria città? E’ il tema di un sondaggio a cui hanno risposto 120 intervistati (senza distinzione di genere) l’85% dei rispondenti erano donne dell’”elite” milanese o dell’immediata provincia, in buona parte tra i 35 e i 54 anni di età. Una popolazione milanese che sicuramente non permette di generalizzare e denominare un gruppo di donne in carriera “le donne”. E forse proprio da queste trionfalistiche enunciazioni, si comprende quanto Milano sia un brand d’èlite autoreferenziale, ben lontano dalla “mischia” femminile che non ha neppure il coraggio di sognare un bilocale proprio e affacciarsi alla finestra con l’orizzonte libero dal degrado. Recita il rapporto “Secondo il sondaggio la vita in città è considerata adeguata alle esigenze contemporanee e la soddisfazione è ritenuta medio alta per tutti gli aspetti della città ma emergono elementi che potrebbero essere migliorati per conformare ulteriormente i centri urbani al mondo femminile:  alle donne che lavorano serve sicurezza, flessibilità negli orari dei negozi, spazi ricreativi, mobilità;  alle donne che stanno a casa servono più punti di aggregazione, più attività di vicinato; alle donne con figli interessano servizi e smartworking per conciliare vita privata e lavoro” In un centro urbano che è compreso nei Bastioni, con un lavoro redditizio, il taxi quando si vuole, le esigenze espresse sono legittime. Conosco Lena che pulisce e riordina alla chiusura notturna i due bar vicini a casa, va a casa a piedi per non aspettare anche 20 minuti un tram, la figlia 14enne fa riposare la piccola di 4 anni, da anni cuoce il necessario su quell’unico fuoco che ancora è attivo dei fornelli. Dal sondaggio emerge che oltre il 70 per cento ha scelto una casa con cucina separata e ritiene necessario il balcone e un locale lavanderia. La propria casa è vista come un rifugio, che deve rappresentare la personalità di chi ci vive. Anche Lena ha personalità da vendere, un diploma che non ha potuto sfruttare perché ammalata, nella sua casa ci sono libri che la generosità dei conoscenti le ha donato. E tutti i giorni combatte l’umidità di una casa popolare che, in fondo, è “quasi di proprietà”, là dove la vicina, forse anche questa sera, le ha riservato un piatto di pasta. Ma di che donne parliamo? E di quale Milano?

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