Venerdì mattina di un caldo luglio padano. Sole, afa, umidità. Non si sa da che parte voltarsi per trovare un po’ di refrigerio. Ma qualcuno in questa pianura soffocante sta raggiungendo un luogo fresco e stimolante. Possibile? Sì, possibile! Siamo nel pieno del Parco Agricolo Sud Milano, un grande parco naturale a vocazione agricola che si estende a semicerchio intorno ai confini sud, est e ovest di Milano. Campi di granturco, riso, frumento e filari di alberi lungo i fossi. Siamo per l’esattezza in uno dei tanti Punti Parco costituiti per promuovere iniziative e far conoscere il territorio del Parco: la Cavetta di Cusago, a poche centinaia di metri dalla piazza con il bel castello di Cusago. La Cavetta è un bellissimo giardino recintato con due laghetti sorgivi, un boschetto, una costruzione in legno, varie capanne per gli attrezzi e un orticello. Ci sono alberi di noce, castagni, faggi, ontani, ciliegi, meli, albicocchi e altri alberi da frutto. C’è un bambuceto intorno a uno dei laghetti dove ogni anno spuntano centinaia e centinaia di canne di bambù. Il Comune di Cusago ha dato in gestione questo posto sorprendente al Gruppo pensionati e alla Banca del Tempo. Entrando alla Cavetta la temperatura come per miracolo scende di qualche grado per la presenza di tanti alberi e del prato curatissimo che circonda la casetta. Si sente una leggera brezza anche quando fuori si frigge dal caldo. Qualche gallina e un gallo scorrazzano qua e là e fa loro compagnia anche una cucciolata di gattini di poche settimane.
Passerotti e altri volatili completano l’atmosfera con un concerto di canzoni. Ed è sotto i tre tigli, davanti alla casetta, che è stato approntato un tavolone di legno e delle panchine, perfettamente all’ombra anche grazie a un ombrellone provvidenziale. Intorno a questo tavolo, in questi venerdì di luglio si riuniscono un gruppo di persone, tutti soci della Banca del Tempo di Cusago che, insieme a un’esperta, provano a mantenere in esercizio le proprie abilità mentali. E per farlo seguono un metodo particolare creato tanti anni fa da uno studioso di origini israeliane che credeva in un principio fondamentale che lui stesso aveva scoperto: la “modificabilità cognitiva”. Tutte le persone, in qualsiasi condizione, mentale, economica, sociale, di salute, possono migliorare la propria mente e possono riuscire a far funzionare meglio i propri meccanismi cognitivi al fine di migliorare il proprio approccio al mondo che li circonda. Un concetto rivoluzionario, estremamente democratico e moderno che riconosce a tutti gli uomini pari dignità e che li mette in grado di affrontare situazioni anche molto complesse con rigore ed efficacia. Il metodo si chiama PAS, Programma di Arricchimento Strumentale e fu messo a punto da Reuven Feuerstein per aiutare chi usciva provato nel fisico e nella mente dai campi di concentramento nazisti dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Il Programma è formato da molti strumenti ognuno dei quali dedicato a un aspetto particolare del funzionamento della mente. Si parte con la percezione visiva alla quale è dedicato lo strumento chiamato Organizzazione Punti. Esercizi che vanno dai più semplici ai più complessi e che mettono alla prova la percezione dello spazio, l’orientamento, la precisione, la percezione delle costanti, la capacità di creare connessioni, il pensiero ipotetico cioè la capacità di “vedere” con la mente relazioni e interconnessioni, la regolazione del comportamento cioè la capacità di darsi una disciplina e seguire un metodo per la soluzione del problema, quindi il problem solving cioè la capacità di creare strategie per portare a compimento un lavoro, il senso di competenza cioè la percezione delle proprie abilità che si cimentano con un compito e altre abilità che tutti i giorni ciascuno di noi utilizza senza rendersene conto. Ma è proprio qui il punto di forza questo metodo, ed è il secondo concetto più innovativo e importante individuato da Feuerstein: la “metacognizione”.
Cosa significa metacognizione? Si tratta dell’osservazione di se stessi nell’atto di portare avanti un processo cognitivo, l’individuazione delle diverse parti che compongono questo processo, le loro debolezze e i loro punti di forza. Questo lavoro su se stessi, che fa aumentare la consapevolezza, da solo è già in grado di donare maggiore sicurezza ai meccanismi mentali e maggiore efficienza. Il metodo Feuerstein prevede che venga fatto con l’aiuto di un mediatore specializzato che aiuta nella riflessione e nell’individuazione delle fasi in cui il processo si inceppa oppure dove imbocca una strada sbagliata. Ecco perché per queste persone riunite sotto i tre tigli in questi afosi venerdì di luglio non sono tanto importanti gli esercizi in sé, la loro soluzione o la bravura nel risolverli in fretta e bene. Non ci sono risposte giuste o sbagliate in assoluto. Non ci sono premi per chi risponde prima o meglio. Quello che conta qui è il processo usato per affrontare il lavoro, è la capacità di rendersene conto, di “correggere” quello che non funziona e “allenare” ciò che invece è già efficace. E qui entra in gioco l’analogia con la palestra e il titolo che è stato dato a questo corso “Fitness per la mente”. Così come in una normale palestra si allenano i muscoli delle gambe sulla cyclette o i bicipiti con i pesi, in questa placida palestra nel verde della Cavetta di allenano i muscoli della mente e, credetemi, la mente di muscoli ne ha tantissimi!!!! E allora, forza con gli allenamenti!
Alessandra Airoldi
Geometra per lavoro.
Fotografo per passione.
Rubrica “Zampe di Velluto” per amore.
Grande come sempre Ale !!