Caso Lambert: non chiamatela, vi prego, eutanasia

Esteri

Ieri mattina si è spento, a Parigi, Vincent Lambert. Non si è trattato di una morte naturale. Vincent Lambert è stato vittima dell’ultimo, estremo, picco di delirio tecnocratico. E chiunque creda nel diritto a porre fine alla propria sofferenza tramite una morte indotta dovrebbe essere indignato. I Radicali dovrebbero essere tutti in sciopero per la fame. Dovremmo leggere fiumi di inchiostro rosso. Per una volta, una sola volta, in cui davvero si vede il nazismo rimettere fuori la testa nella storia delle umane genti, tutto tace. Tutto tace perché il velo di ipocrisia sul fine vita è squarciato ed il Re è pietosamente nudo. Facciamo un passo indietro. Cosa intendiamo, oggi, per eutanasia?

Come si diceva sopra, come è stato affermato più volte anche da chi in Italia si batte per la sua introduzione, è il rispetto della volontà del paziente di avere una morte degna di fronte ad una vita indegna. Dolce e rapide, di norma. Cappato rischia qualche anno di galera per averla procurata a Dj Fabo in Svizzera. Quindi i criteri sono: volontarietà, velocità e dignità. Il caso Lambert è andato un po’ diversamente. Direi che è stato l’opposto.

Prima di tutto, cosa voleva lui? Non lo sappiamo. La moglie dice che non avrebbe voluto vivere così. I genitori dicono il contrario. Non sapremo, probabilmente, mai la verità. Dobbiamo essere chiari, in materie come queste non si può ricostruire nulla. Perché, altrimenti, si apre la porte ad ogni abuso possibile. Per far dire ad Eluana Englaro che voleva morire, si dovette riesumare una discussione avuta a sedici anni (fuori età del consenso) su un caso completamente diverso dal suo, riferito da tre coetanee. Questo non è appurare la volontà del paziente. Queste sono la versione laica delle sedute spiritiche. Soprattutto se, a differenza di Eluana, ci sono pareri diversi tra i parenti. C’è un trend ricorrente, comunque: si parte sostenendo che è il paziente a dover decidere e si finisce a far scegliere lo Stato.

Inoltre, la morte non è stata né veloce, né indolore, né degna. È stata lunga, dolorosa e atroce. Una settimana senza mangiare e bere. Consumandosi lentamente. In solitudine. Con le sole preghiere dei genitori ad accompagnarlo. È questo che voi, amici, definite civiltà? Non sarebbe stato più umano avere il coraggio della propria ideologia, giacché qui di scientifico non esiste più nulla? Una iniezione. Via. Ovviamente no, non era possibile. Avrebbe ricordato troppo da vicino illustri precedenti made in Germany. Quindi lasciamo che la natura faccia il suo corso, guardandolo morire giorno dopo giorno. È umano tutto questo, per voi?

In ultimo, la viltà delle viltà: la Corte non ha ordinato che venissero interrotte le cure. Per quello ci vuole lo stomaco degli Inglesi. Qui è stato scaricato tutto sul medico, che ora dovrà risponderne ad un giudice. Col rischio di finire in galera per omicidio. E tutto per fingere, senza molta convinzione, che si tratti di scienza. Non lo è. Non c’è nulla di razione, figuratevi di scientifico, nel decidere quando una vita sia degna di essere vissuta. Speravo fosse ormai chiaro dopo due secoli di eugenetica e sterilizzazione di massa. La Morte di Vincent Lambert è là a dimostrare che così non è. E, temo, forse non lo sarà mai.

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