C’è un solo calcio che interessa

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Esausto, l’elettorato spera poche cose. E concentra le sue preferenze su quei pochi che forse magari e solo per caso potrebbero garantirle. Non la fine dei picchi dello spread o l’abbattimento del debito pubblico, cose che non fregano quasi a nessuno, essendo i risparmi degli italiani concentrati in immobili. Non amministrazioni o servizi migliori perché alla finta di pretendere servizi buoni corrisponde la finta di pagarli. No, cose molto più piccole. O forse enormi

Per esempio la chiusura definitiva del caso della povera Orlandi, sparita chissà quanti decenni fa. Una norma apposita potrebbe dare una buona rendita con l’impegno all’esilio perpetuo per i familiari rimasti, registi e sceneggiatori dei film e dei documentari relativi, magistrati impegnati e impegnandi in sempre nuove necrofilie, archeologi di fiancheggiamento che cercano il legame tra polveri etrusche, ossa seicentesche e servizi segreti. Darebbe grande sollievo non risentire nuovamente ipotesi cervellotiche sull’ipotesi del ritrovamento di nuove tombe magari fra i crateri che si aprono nelle strade non solo romane.

Ancora più ricche prebende dovrebbero essere concesse agli ultimi specialisti in ilarialpismo attorno alla cui morte a seconda dei periodi storici si sono avviluppate come trombe d’aria piani segreti sudanesi, sauditi, cia-yemeniti, terroristici variante Bin Laden ed Isis e c’è da meravigliarsi non si sia trovata magari in un canocchiale camuffato, in quel del deserto somalo traccia della presenza di  uno della banda della magliana. A tutti gli alpisti crociere in luoghi meravigliosi ma lontani.

Ah! la Banda della magliana, croce e delizia degli ultimi 70 anni almeno finchè qualcuno indaga, fa clamore, arriva al nulla di fatto giudiziario ma scrive un libro, poi dirige un film e se lo premia. E via di nuovo nel cerchio, di cui ogni passo è finanziato fiscalmente. Per i ragazzi, inutilmente si ripeterà che la banda della magliana non fu organizzazione mafiosa, ma criminale, e per di più di ladri di polli, come testimoniato da gli stessi sopravissuti , giusto un paio e per di più informatori come si diceva una volta, incarcerati da un trentennio. Quanto altri, sono morti. Morti. Chi  da 29 anni, chi da 39, da 37, più d’uno da 38. Non si capisce chi agisca da quarant’anni a loro nome. Forse quando sequestrano qualcosa al cassiere della banda della magliana, intendono parlare di Enea, principe di Troia. Enea però spiegherebbe loro che vive ad Albalonga, è un principe laziale e che Troia non esiste più da vent’anni. Almeno non si tratti di atti riconducibili ai fatti di 40 anni fa ed ai processi finiti tra 30 e 25, dovrebbe essere proibito citare i morti a sproposito.

E poiché i desideri sono come le ciliegie, una tira l’altra, il pensiero corre ad un’altra cosa, il comune senso del pudore. Oggi è molto cambiato, l’asticella non pretende molto, si fa superare anche da una formica. Giusto un minimo, come non mostrare più Costanzo nella sua lenta agonia ed afonia che fa restare attoniti e stupefatti non comprendendo a che punto si trovi tra il degrado fisico e la morte. Lo spettacolo che dà, colpisce i bambini, intimorisce i deboli di spirito, fa pensare che la zombitudine non sia specialità solo di fiction. Vietatelo almeno ai minori di 18 anni.

Certo, di fronte all’avanzata di anelli, chiodi, sporgenze metalliche da labbra, zigomi, sopraccigli, nasi, menti e altre parti non immediatamente visibili, si gioisce per il rilancio delle ferramenta; ma regolare il posizionamento della minuteria metallica? Per esempio anelli al naso per i visi  più bovini, chiodi sopraccigliari per quelli scimmieschi, e via dicendo nel rispetto della storia naturale. E ceppi anellati ai muri per parcheggiare gli orecchini più voluminosi, pericolosi per i rider. Antica richiesta è evitare tacco, minigonna, scollatura, capello d’oro accoppiati alla fattura di muso di una strega nasuta 7oenne magari tutta impegnata nelle reprimende sulle più giovani. Trattasi di mero desiderio, al di là delle forze. Dopo il calcio femminile, ormai si sono rotti gli argini  e le potenti navi da crociera delle femmine navigate sbattono con tutte le opulenti forme dovunque sulle banchine, sui balconi, sulle rive.

Ha detto la quinta di seno che nelle trasmissioni di sport il fisico non conta nulla. Vero, l’elettorato, tolto l’audio, ha spento anche il video; come ha riportato l’associazione antipirateria web, e guarda in streaming sui canali russi e arabi il calcio nostrano, quello che sarebbe il dovere della Rai come servizio pubblico trasmettere. Ovviamente il calcio maschile, l’unico che interessa. Lo streaming straniero nemmeno mostra i visi dei telecronisti che dicono solo gol o quasi gol. Senza spettegolarci su.

Volendo, gli stretti rapporti con Putilandia potrebbero offrire un canale dedicato, a volume alto per sentire e vedere i gol. Per le tette ci sono i talk, dove l’audio non serve. Il terzo dedicato alle piatte delle sfilate di moda intervallate a film horror. Così l’elettore sogna la nuova lottizzazione televisiva del futuro.

In realtà c’è una domandina ulteriore. Perché non mettere i film in prima serata ed i talk a tarda notte, al contrario di come è?

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