Il Partito del Nord sfiducerà Conte?

Attualità

La settimana scorsa c’è stata una crisi fantasma. O il fantasma di una crisi. In ogni caso, il governo è rimasto in piedi per un soffio. L’origine erano i rapporti umani tra i due vice premier. Sì, magari c’entravano anche i petrorubli del circo equestre di Saolini, ma erano poca roba. Il focus era che Matteo si sentiva tradito da Giggino.

O si fingeva tale. In ogni caso, la motivazione era metapolitica. Quindi la crisi si è risolta come ogni altra prima: tutti amici in 48 ore. E di Russia non parlava già più nessuno. Solo che a quel punto qualcosa nella gioiosa macchina da guerra guerra Casalino Morisi qualcosa si è incrinato. È iniziato tutto con una comparsa che esce dal copione e che ruba la scena ai due protagonisti.

Entri sul proscenio il Vice dei suoi Vice, il premier Conte. Ve lo eravate dimenticato, eh? Ma lui non aveva affatto dimenticato voi. Oh, no. E sapendo che nessuno lo guardava si è riscritto il copione. Così quando Salvini ah chiesto la testa della Trenta e di Toninelli, mentre Di Maio affilava la scure un grido si è levato: io difendo i miei ministri. E facendo saltare il rimpasto, la mediazione parallela sul federalismo esplode. Scusate se divago un attimo, ma la politica è fatta di premesse. Se io tolgo a Lombardia e Veneto la possibilità di pagare di più i propri professori commetto tre errori:

  1. Blocco un provvedimento che non danneggia nessuno. Infatti si usano risorse proprie e non si toglie (al momento) nulla alle altre Regioni.

  2. Al contrario di quello che dice Conte, non è affatto incostituzionale, è un semplice provvedimento che adegua i salari al costo della vita.

  3. Sto uccidendo un’entità che, formalmente, non esiste, ma che di fatto c’è: il Partito del Nord.

In politica, dicevo, la premessa occulta è che i primi due punti sono accettabili. Si possono facilmente mascherare, tollerare e alla fine giustificare. Il terzo andava ripagato con qualcosa. Tipo due ministeri di peso. Ma se Conte difende Trenta e Toninelli, Di Maio non può lasciarlo solo. Deve chiedere in cambio due ministeri alla Lega. Il che è ridicolo solo a scriverlo, ma tant’è. Questo ha innescato una seconda crisi che si sta svolgendo in queste ore. E che porta una grossa novità: non la sta governando più Salvini. Che infatti, in questi giorni, è stranamente silente. Casaleggio, se è per questo.

Mentre due comparse, come Zaia e Fontana, sono diventati improvvisamente estremamente presenti e vocali. Quando parlo di comparse mi riferisco, ovviamente, solo allo scenario nazionale. Dove però va in scena un inedito scontro tra Conte e governatori. Che rischia di diventare presto incontrollabile. Intanto perché Salvini non può silenziare i due principali azionisti del partito storico. E poi perché Di Maio ha bisogno di qualsiasi cosa meno che di essere superato in Grillismo da un notabile che sa il congiuntivo. Questa combinazione può, facilmente, portare ad una crisi vera.

Ed in questo infinito teatrino dell’assurdo, dove i consiglieri strategici sono i comunicatori, non abbiamo mai visto gestire una crisi vera. Non derivata da un calcolo algoritmico deciso da un pc della Casaleggio. O da una previsione social della Bestia. Allacciatevi le cinture, quindi, a Settembre si può ancora (per poco) votare.

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