“Va oggi in scena l’ennesima puntata della farsa in maschera del Governo giallo-verde in salsa sovranista. Questa volta parliamo del cosiddetto dialogo sociale. Una volta, pur con tutte le critiche che si potevano fare alle liturgie della sala verde di Palazzo Chigi, era un esercizio importante per definire le priorità della politica economica. Un luogo di ascolto, di confronto e a volte anche di scontro, nel quale però il Governo esprimeva chiaramente ed unanimemente le sue scelte in termini di politica di bilancio, di politica fiscale, di politica industriale e di politica del lavoro. E rispetto al quale le parti sociali delineavano le loro risposte. In quel consesso sono nate le decisioni più importanti, a volte anche le più controverse, della politica economica italiana, quelle che hanno permesso a questo Paese di crescere e di svilupparsi, di produrre ricchezza e di creare occupazione, di dare infrastrutture e di modernizzare la società italiana. Purtroppo questa tradizione è ora assai bene ridicolizzata dal comico e anche assurdo spettacolo di queste settimane. Pensavamo di aver toccato il fondo con i governi Renzi-Gentiloni che avevano prima chiuso rumorosamente le porte di Palazzo Chigi in nome della rottamazione e del rapporto diretto con il Paese, salvo tardivamente riaprirle per salvare i loro governi, ma non avevamo ancora visto il sovranismo al lavoro con tavoli separati.
Da una parte Palazzo Chigi, dove un premier delegittimato e senza potere cerca disperatamente di trovare una ragione al suo Governo, istituendo gruppi di lavoro, proclamando un agosto di lavoro, chiedendo ai suoi interlocutori opinioni e idee sulla politica economica quando sarebbe lui a dover spiegare l’agenda di Governo ma non chiarendo cosa effettivamente farà a settembre, stretto tra vincolanti impegni europei e contraddittorie politiche dei suoi datori di lavoro, tra la responsabilità del suo Ministro dell’Economia e l’irresponsabilità finanziaria dei suoi vicepremier sempre pronti a mirabolanti politiche dell’annuncio poi tradite dai fatti. Dall’altra parte un vicepremier che pensa di aver recuperato il palazzo del Viminale al ruolo originario di sede del capo del Governo, un novello Giolitti 4.0, e chiama a raccolta le parti sociali schierando la sua squadra di Governo per raccontare la sua politica economica e riaffermare l’esigenza di politiche in sano debito, mini-bot per uscire dall’euro, ulteriori tagli di tasse senza coperture, insomma una vera e propria contro agenda di Governo. Una riunione esattamente eguale a quella del giorno precedente ma senza Ministro dell’Economia, senza Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, senza Ministro delle Infrastrutture, una riunione cioè senza i veri decisori della politica economica di un Governo. Dire che è una farsa è quasi fare un complimento ad un Governo che si appresta alle scadenze di settembre con tre agende economiche.
In questo gioco degli specchi fa certamente tristezza vedere a quale ruolo sono costrette le parti sociali, che vagano nell’agosto romano tra un palazzo e l’altro, costrette a dire le loro scelte ma senza sapere su quali proposte il Governo si orienti, ignoranti di quale sia il Governo che effettivamente conta, poste di fronte a scelte contraddittorie e confuse, incapaci di abbozzare una risposta comune ma largamente insoddisfatte di un anno di Governo come ha ampiamente e dettagliatamente descritto il presidente di Assolombarda qualche giorno fa. Uno spettacolo indecoroso per un Paese come l’Italia in cui la concertazione sociale è stata sempre un’arma importante per garantire la crescita e rafforzare la coesione sociale. Uno spettacolo desolante per chi ha sempre attribuito al dialogo sociale una funzione di Governo e alle parti sociali un ruolo di responsabilità sociale ed economica. Una farsa di agosto che serve solo a distrarre il Paese dai veri problemi, creare false aspettative e nascondere tutte le crepe di questo Governo. A questa farsa si dovrebbe porre un termine perché troppo importanti sono le scelte che si devono fare quando non vi è crescita, la povertà non diminuisce, le opere non si costruiscono, l’occupazione rimane bloccata, la fiducia delle imprese traballa e il mondo assiste ad una pericolosa guerra dei dazi che rischia di travolgere soprattutto la nostra economia”.
Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845