L’Italia in Crisi: Il martirio di Matteo

Attualità

In questa serie di articoli vogliamo darvi una visione per quanto possibile chiara di quanto è successo e, con un po’ di fortuna, di quanto accadrà. Un’avvertenza, per quanto riguarda il futuro: le previsioni scadono con cadenza di dodici ore. Quello che è valido la mattina, raramente ammirerà il tramonto. Colpo di scena, signori. Colpo di scena. Matteo Salvini pare pronto a fare dietrofront e tornare a casa. Solo che, Giggino, stavolta, non pare avere gran fretta di tornare nelle nerborute braccia Padane. E preme perché la Lega sfiduci Conte. Sullo sfondo la vocazione al martirio del Matteo sbagliato.

Salvini ed i suoi

Di che chiamata al martirio parliamo? Il blocco dello sbarco della Open Arms ha fatto aprire l’ennesima inchiesta per sequestro di persona. E stavolta è peggio, visto che c’è una ordinanza del TAR del Lazio che sospendeva il primo decreto di divieto di entrata per la nave. Solo che, a differenza del caso Diciotti, stavolta Salvini non ha lo scudo Parlamentare. Nessuno dei due, in verità. Ovvero una maggioranza solida e la possibilità di chiamare in correità la Trenta e Toninelli. I deu ministri, infatti, si sono conformati all’ordinanza del tribunale. A difendere la linea dura è rimasto solo Matteo. Che, quindi, nella trattativa per il governo è fortissimamente motivato a sacrificare quello che serve per rientrare nella sicurezza del perimetro governativo. Chissà se tra quello che potrebbe dare in cambio c’è anche la TAV…

Di Maio ed i suoi

Magari non gli riuscirà la politica dei due forni, il PD non è così fesso, né così entusiasta dell’ipotesi di un governo giallorosso per riuscirci, di sicuro però è il contraente forte in ogni ipotesi di prosecuzione della legislatura. L’unico caso in cui si potrebbe rompere tutto è se tirasse troppo la corda. E di sicuro i cinque stelle non brillano per acume politico. Anche se, in questo caso almeno, hanno dimostrato accortezza e furbizia. Con chi proseguirà il governo è ancora un mistero. E finché permane il mistero Di Maio sarà il dominus della politica Italiana. Se questo non vi mette i brividi siete molto più coraggiosi di me.

Zingaretti

No, il governo con Giggino non lo entusiasma. Ma i gruppi Parlamentari a votare non ci vogliono tornare, pure con la prospettiva di riconfermare e migliorare i risultati del 2018. semplicemente perché l’aria di una sostituzione di massa aleggia ancora. E qui si vede il secondo errore, dopo quello di Salvini, di questa crisi. Zingaretti doveva fare quello che ha sempre fatto Berlusconi: riconfermare gli uscenti. Questo gli avrebbe dato il controllo totale sui gruppi. Invece ha preferito rinunciarci e ora le carte le dà Renzi. Ancora una volta a Nicola il premio come miglior attore non protagonista di questa crisi.

Renzi e amici

Che si voti o non si voti, Matteo Uno è tornato. Spadroneggia, dà la linea, non si sporca le mani con le trattative dirette e sfotte l’omonimo Milanese. Se nascerà un Governo giallorosso, gli uomini di potere saranno i suoi. Se non nascerà, scaricherà la colpa su Zingaretti. Se si voterà, questo significherà un prezzo molto alto in termini di fedeli candidati. Se si continuerà con questa maggioranza sarà il casus belli per la scissione. Matteo il Fiorentino ha seminato, ora attende pacifico il tempo del raccolto.

Forza Italia

Garantito in ogni caso il posto nell’alleanza, adesso però sarebbe il caso di preoccuparsi del consenso stagnante. No, non i addentrerò in cause e possibili situazioni. Segnalo solo che il partito è alla deriva, comunicativamente e l’unico a tenere botta è Silvio Berlusconi. Il che, se mi permettete, non mi fa essere entusiasta…

Fratelli d’Italia

Se la bella copia verde non tira, loro non decollano. È il problema dei cloni, dopotutto.

Il PDNV (partito del non voto)

Mojito per tutti, il voto è ancora lontano. Il vitalizio si avvicina. Il 20 non si discuterà al sfiducia. Ed un’altra settimana l’hanno portata a casa.

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